Appalti a Lusciano, arresti per Luigi Cesaro
Al Mattino: rinuncio allo scudo dell'immunità

Appalti a Lusciano, arresti per Luigi Cesaro Al Mattino: rinuncio allo scudo dell'immunità
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 23 Luglio 2014, 09:32 - Ultimo agg. 24 Luglio, 08:38
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Ordine di arresto per l'ex presidente della Provincia (attualmente parlamentare di Forza Italia) per Luigi Cesaro. Il gip del Tribunale di Napoli ha accolto la richiesta di arresto della Dda di Napoi, al termine delle indagini coordinate dall'aggiunto Giuseppe Borrelli e dai pm Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio Giovanni Conzo e Cesare Sirignano, a distanza di diversi mesi dalle conclusioni investigative.

Al centro delle indagini, le accuse del pentito Luigi Guida, in relazione ad alcuni appalti assegnati a Lusciano, grazie ai fondi del cosiddetto pip (un piano di sviluppo finalizzato a rilanciare aree dell'hinterland casertano).

Stando all'ex boss dei casalesi, due appalti vennero assegnati alle aziende della famiglia Cesaro su pressioni del clan Bidognetti, grazie alla complicità di soggetti politici (tra cui l'ex Udeur Nicola Ferraro) e a pezzi del comune locale.

Ipotesi di turbativa d'asta e presunti legami alla camorra in relazione alla costruzione di un complesso sportivo, sono alcune delle accuse trasmesse dalla Procura di Giovanni Colangelo alla Camera dei deputati. Difeso dal penalista Vincenzo Maiello, Cesaro aveva detto pochi giorni fa di essere disponibile a rinunciare allo scudo della immunità parlamentare.

L'ex consigliere regionale della Campania dell'Udeur Nicola Ferraro, e Raffaele e Aniello Cesaro, fratelli del deputato Luigi Cesaro, sono stati arrestati stamani dai Carabinieri nell'ambito della stessa inchiesta sull'affidamento di appalti del Comune di Lusciano a ditte legate alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. Le persone arrestate sono in tutto sette; per altri sette indagati il gip ha rigettato le richieste dei pm per carenza di attuali esigenze cautelari.

Il boss della Nco Raffaele Cutolo suggerì alla nipote Roberta di rivolgersi a Luigi Cesaro per trovare un lavoro a Raffaele, fratello della ragazza (entrambi sono figli di Roberto Cutolo, primogenito del capoclan, che fu ucciso nel 1990 a Tradate, in provincia di Milano, ndr). La circostanza emerge dall'ordinanza di custodia cautelare. Nel corso di un colloquio intercettato il 10 gennaio 2011 nel carcere di Ascoli Piceno, Cutolo, appreso che il nipote omonimo è in difficoltà perchè licenziato dalla fabbrica di Ottaviano in cui lavorava, sussurra a Roberta: «Devi dire alla signora Rosetta (la propria sorella, ndr) di andare dal mio avvocato di Sant'Antimo, Cesaro, non so se hai capito. Quello è uno importante adesso, importantissimo, gli può trovare un grande lavoro lì vicino e dove vuole lui».

Mezza banconota da 50.000 lire al momento della promessa di voto, l'altra metà dopo lo scrutinio, se effettivamente la promessa era stata mantenuta: questo, secondo il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, era uno dei sistemi con cui il deputato di Fi Luigi Cesaro rastrellava voti in occasione delle competizioni elettorali a Sant'Antimo, il suo Comune d'origine. «A S. Antimo - racconta Vassallo, che tuttavia precisa di avere appreso la circostanza da terze persone - Gigino Cesaro utilizza, o per lo meno ha utilizzato quantomeno in una occasione, un altro sistema: egli, dopo aver fatto convocare presso lle sedi dei comitati elettorali tutti gli elettori disposti a vendere il proprio voto e che non conosceva personalmente, li registrava memorizzando il nominativo dell'elettore ed il numero del seggio elettorale e dava loro metà di una banconota da lire 50.000. Durante le elezioni, alcuni scrutatori, direttamente retribuiti da Gigino Cesaro, si occupavano di annotare se gli elettori si erano regolarmente presentati; successivamente si verificava la rispondenza tra il numero dei voti previsti e quelli effettivamente acquisiti anche mediante la verifica delle modalità di espressione del voto. Nel caso in cui vi era corrispondenza, l'elettore riceveva l'altra metà della banconota da 50.000 lire»

In lizza per gli appalti relativi ai lavori di realizzazione del Piano Insediamenti Produttivi e del Centro Sportivo Natatorio Polivalente, a Lusciano (Caserta), erano in lizza due imprese, la «Cesaro Costruzioni Generali», della famiglia Cesaro, e la Emini Costruzioni, di Francesco Emini: la fazione Bidognetti del Clan dei Casalesi, però, ad un certo punto ritenne più vantaggioso appoggiare la prima impresa e si adoperò ottenendo la sostituzione del capo dell'ufficio tecnico del Comune, Gennaro Costanzo (ritenuto più vicino alla Emini) con Angelo Oliviero, arrestato oggi dai carabinieri. Secondo quanto emerge dall'inchiesta, infatti, l'impresa «Cesaro Costruzioni Generali», avrebbe offerto al clan un corrispettivo maggiore rispetto a quello offerto dalla Emini Costruzioni. La vicenda viene raccontata dall'ex reggente della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, Luigi Guida, che in primo momento aveva sponsorizzato la Emini salvo poi ricredersi quando l'ex consigliere regionale Nicola Ferraro gli riferì che i Cesaro lo avevano contatto dicendosi disponibili a versare al una cifra più cospicua. La «Cesaro Costruzioni Generali» si aggiudicò la gara nel 2004, sollecitando più volte l'affidamento dei lavori. Qualche anno più tardi, però, quando si diffusero notizie sulle indagini della magistratura, rinunciò spontaneamente ai lavori.

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