Colangelo alle madri dei baby boss: «Fermateli, o muoiono o vengono arrestati»

Il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo
Il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 4 Settembre 2015, 09:07 - Ultimo agg. 15:12
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Rendere effettiva la pena, più spedito il processo, uscire da una logica di emergenza e ragionare sulle cause del crimine: con un approccio complesso, su più livelli. Eccoli i punti cruciali nella lotta alle tante forme di illegalità a Napoli e provincia, secondo il capo della Procura di Napoli Giovanni Colangelo. Vuoi che si parli di camorra, di paranze di baby boss, vuoi che si ragioni sulle risse al San Paolo, lo scenario napoletano è oggettivamente complesso.



Procuratore Giovanni Colangelo, è stata un’estate difficile sul fronte della repressione del crimine: anche ad agosto ci sono stati omicidi e scene di violenza. Che sta succedendo a Napoli?

«L’ho detto di recente anche in commissione parlamentare antimafia, il quadro è chiaro: abbiamo arrestato i padri, i nonni, gli zii, per cui si registra un pericoloso abbassamento dell’età criminale. Restano in circolazione i più giovani, che approfittano dei vuoti ed entrano nel sistema criminale. Sono sfrontati e impuniti, sono oggettivamente pericolosi».



Uno scenario poco rassicurante...

«Guardi, tutti i boss più importanti sono agli arresti, anche latitanti che sembravano imprendibili sono stati assicurati alla giustizia, la caccia ai patrimoni criminali non è mai cessata. Intanto, tutti in Procura lavoriamo con la convinzione di poter migliorare le cose; stessa fiducia si registra nei ranghi delle forze dell’ordine, ma qui la realtà è complessa e va affrontata con un approccio strutturato, che richiede anche altri strumenti. Insomma, solo con l’intervento penale, certi quartieri non vengono bonificati, ci vuole un’assunzione di responsabilità da parte di tutti».



A cosa si riferisce?

«Prendiamo le madri di questi ragazzi che si atteggiano a boss o a camorristi: loro, le mamme, devono sapere che chi delinque ha come sbocco il cimitero o la prigione. Poi prendiamo anche le zone in cui vengono commessi questi omicidi, parlo della Sanità o di Forcella, spaccati cittadini pieni di storia e di monumenti che andrebbero valorizzati dalle istituzioni e salvaguardati dai residenti. Lo ripeto, ci vuole un approccio ampio, modulato su più livelli, solo con arresti e sequestri il male non viene estirpato».



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