Crollo all'università, Manfredi: «Sicurezza al primo posto, 60 milioni spesi ogni anno»

Crollo all'università, Manfredi: «Sicurezza al primo posto, 60 milioni spesi ogni anno»
di Luigi Roano
Giovedì 10 Dicembre 2015, 11:22 - Ultimo agg. 18:17
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«Un miracolo? Forse, certo dobbiamo dire grazie anche alla nostra sorveglianza che ha colto subito i segnali del cedimento e ha dato l’allarme». Gaetano Manfredi, il rettore della Federico II e presidente della Conferenza nazionale dei rettori, è scosso; fa la spola tra via Veterinaria, strada che prende il nome proprio dalla facoltà parzialmente crollata, e il suo ufficio.

Allora rettore il peggio è passato?
«È stato un fulmine a ciel sereno, non c’erano avvisaglie del crollo, almeno fino a venerdì. Grazie alla nostra vigilanza possiamo dire che non ci sono stati danni alle persone e gli studenti sono stati sempre in sicurezza. Questa è la cosa più importante».

Come spiega allora l’improvviso crollo?
«È un zona piena di cavità, quella di via Veterinaria ma non eravamo al corrente del fatto che ce ne fosse una proprio sotto quelle due palazzine. La vigilanza, come dicevo, si è accorta delle lesioni e ha dato l’allarme. Quando c’è stato il crollo, intorno alle 13, erano completamente vuote. Nelle palazzine c’erano uffici dei docenti, la presidenza e piccoli laboratori. Nell’intera area sotto il profilo della sicurezza era tutto sotto controllo».

Le cavità sono ovunque perché all’improvviso il cedimento?
«La mia idea è che il crollo sia stato innescato da perdite di acqua che possono provenire dai sottoservizi ma non ho certezze. A dire il vero la strada prospiciente mostrava un avvallamento; chissà, forse quella era la sede delle infiltrazioni di acqua».

Rettore, chiarito che nessuno si è fatto male, ma la salute della Federico II è accettabile o la sicurezza è a rischio?
«Abbiamo complessi nuovi e sedi storiche che sono soggette a continui interventi di manutenzione. Per Veterinaria, sede di nostra proprietà, per esempio è già da tempo in atto un parziale trasferimento della sede nella zona dell’ex Frullone dove c’è anche l’ospedale veterinario. Lì resterà solo l’edificio storico, il trasferimento si concluderà in tre anni».

D’accordo ma i soldi per la sicurezza delle sedi più vetuste ci sono?
«Manutenere il patrimonio immobiliare è un grande sacrificio. Ma sulla sicurezza posso rassicurare tutti: non facciamo sconti a nessuno. Spendiamo ogni anno 60 milioni, 10 per la manutenzione ordinaria e 50 per le ristrutturazioni. È chiaro che negli edifici più vecchi bisogna fare interventi radicali. Per esempio a Mezzocannone abbiamo una gara, il primo lotto, per la parte dopo lo scalone della Minerva. Abbiamo cantieri a Farmacia, a Ingegneria, a Portici stiamo prendendo nuove strutture per Agraria. A San Giovanni a Teduccio porteremo un pezzo di Ingegneria».

I fondi bastano? Gli studenti di Veterinaria - e non solo - attribuiscono il crollo al governo. Nel senso che starebbe ritirando i fondi per le ristrutturazioni. Vero? Falso? Come stanno le cose?
«Dal governo riceviamo 330 milioni. Una cifra che racconta come in tutto il Paese, e non solo per Napoli, esista un problema di finanziamento delle università. Servono più fondi, è pacifico. La Federico II arriva a incassare ogni anno 450 milioni, la differenza è merito nostro e arriva attraverso la ricerca e altre fonti di finanziamento interne. Si deve fare di più, le Università sono la vita, l’essenza delle città stesse e a Napoli vale ancora di più. In generale è il sistema Paese che ci va a perdere».

Il governo insomma, non vi aiuta come dovrebbe, e il Comune?
«Noi al Comune chiediamo servizi: a iniziare dai trasporti, il Comune deve rendere vivibili le aree dove ci sono le sedi universitarie, chiediamo sicurezza e sorveglianza». Quando gli studenti di Veterinaria potranno tornare nelle aule? «Ho sospeso le lezioni fino a domenica. Lunedì ho la speranza che si ritorni nelle aule a patto che l’area venga liberata dai detriti».