Csm, la Scognamiglio si difende: «Il pc in uso anche a mio marito»

Csm, la Scognamiglio si difende: «Il pc in uso anche a mio marito»
di Leandro Del Gaudio
Sabato 21 Novembre 2015, 14:26 - Ultimo agg. 18 Novembre, 09:18
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Vita privata e scelte professionali, dinamiche familiari e interventi in punta di diritto. È il mondo di Anna Scognamiglio, tutto riassunto in una memoria di dieci pagine, indirizzata alla prima commissione del Csm. Eccola la verità della relatrice del caso De Luca, del magistrato del Tribunale civile indagato per concussione in atti giudiziari assieme al marito Guglielmo Manna e allo stesso governatore Vincenzo De Luca.



Dopo aver subito una perquisizione a metà ottobre, con l’accusa di aver provato a combinare un dispositivo favorevole a De Luca (la sospensione della sospensione da presidente della regione) per garantire una nomina in ambito sanitario al marito, il giudice Anna Scognamiglio passa al contrattacco. E lo fa indirizzando una memoria alla prima commissione del Csm, dinanzi alla quale è attesa il prossimo 25 novembre, in vista di un possibile trasferimento d’ufficio.



Una mossa che anticipa di qualche giorno la sua audizione e che fa leva su due argomentazioni: mai avrebbe tradito la propria integrità di giudice per favorire un marito con il quale aveva rotto da anni, con il quale viveva sotto lo stesso tetto solo per il comune interesse ad accudire i figli; la decisione favorevole a De Luca era un fatto scontato ed era inimmaginabile provare ad architettare una trama segreta per condizionare l’andamento del procedimento e per blindare l’agibilità politica dello stesso De Luca. Ma andiamo con ordine, in un mix di passione (la donna si dice tradita e sentimentalmente delusa da un coniuge per il quale non avrebbe mai violato la legge) e di logica, a proposito di un procedimento civile approdato in Tribunale a Napoli con un procedura d’urgenza.



Difesa dal penalista napoletano Giovanni Battista Vignola (rappresentata al csm dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio), la Scognamiglio chiude così la sua memoria: «Chiedo di essere interrogata e sono a disposizione dell’autorità giudiziaria, in pieno spirito di collaborazione», dice battendo anche su un punto: la decisione di presentare domanda di astensione, quando il fascicolo sul governatore De Luca tornerà al tribunale di Napoli, dopo la pronuncia della Corte Costituzionale.



Moglie, mamma, donna, magistrato, che entra nel merito delle accuse che rischiano di incidere sulla pratica di trasferimento, entra nel merito delle accuse conosciute in larga parte dalla lettura dei giornali. È così che a fari spenti, la donna ricorda che le bozze del file del provvedimento adottato sul governatore (la ormai fatidica camera di consiglio del 17 luglio, con una sentenza depositata il 22 luglio) «erano sul computer di casa, aperto e senza password». Non c’erano filtri, perché si trattava di appunti o bozze di lavoro dal contenuto informale, lì dove - spiega - «il computer veniva usato anche da mio marito». Eppure, ricorda il magistrato rispolverando il proprio passato domestico, della vicenda Severino si era discusso in casa, si era discusso le relative questioni di diritto «da un punto di vista tecnico», dal momento che il coniuge è un esperto di diritto amministrativo. Poi c’è un excursus del proprio legame familiare, in un crescendo di ricordi di una coppia legata sin dagli anni universitari, oggi alla prese con una complessa partita giudiziaria, da giocare su fronti rigorosamente separati: «I rapporti con mio marito erano tali da rendere inipotizzabile che io abbia potuto disattendere i più elementari doveri di magistrato per favorire la carriera di un uomo che non amo e che ha ferito la mia dignità», insiste la donna.



Poi, il ragionamento sulla «Severino», l’analisi di un provvedimento che resta doverosamente all’esterno della camera di consiglio: «In definitiva, intendo sottolineare, che poiché la decisione da prendersi era praticamente scontata, e poiché tale fatto era ben noto a tutti, ed in particolare anche ai legali del De Luca, qualsiasi tentativo di “induzione” nei confronti di quest’ultimo, sarebbe stato, oltre che non “idoneo” addirittura puerile da parte di chiunque lo avesse (certamente a mia insaputa) posto in essere». Chiaro il riferimento a quanto avvenuto in questi mesi: la decisione di «sospendere la sospensione» era stata già adottata in favore di De Magistris, mentre la giurisprudenza corrente spingeva a rendere ipotizzabile la trasmissione degli atti a Roma. Intanto, l’attenzione resta concentrata sull’asse Roma-Napoli, sul doppio profilo penale e disciplinare. In questi giorni, la Procura di Roma deve spedire al Csm gli esiti di testimonianze e attività di polizia giudiziarie; dal Tribunale di Napoli invece il presidente Ettore Ferrara potrebbe spedire al Csm una ricostruzione di tutti i passaggi legati al processo a carico di De Luca in sede civile. Sotto inchiesta per concussione per induzione, anche gli avvocati Granfranco Brancaccio e Giuseppe Vetrano, oltre all’ortopedico Poziello, in una vicenda che potrebbe far registrare a stretto giro anche l’interrogatorio dinanzi alla Procura di Roma dello stesso De Luca.