Davide Bifolco, la famiglia fa festa con lo champagne dedicato al giovane

Davide Bifolco, la famiglia fa festa con lo champagne dedicato al giovane
Venerdì 2 Ottobre 2015, 14:29 - Ultimo agg. 15:55
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«Mio figlio era un ragazzino, non un delinquente. Questo processo non si poteva chiudere così in fretta. L’avvocato ha fatto un ottimo lavoro trovando aspetti da approfondire, per noi si è trattato di omicidio volontario. Mi scuso per la mia reazione all’udienza scorsa, era uno sfogo perché la pena richiesta mi sembrava troppo bassa. Ho fiducia nella Giustizia, vogliamo la verità».







È il commento, a caldo, di Gianni Bifolco, padre di Davide - che ieri ha ottenuto un permesso speciale per lasciare gli arresti domiciliari e seguire l’udienza - dopo la decisione del Tribunale di riaprire l’istruttoria per acquisire nuovi elementi prima di produrre la sentenza. Nel bar di proprietà di un familiare dei Bifolco una bottiglia di champagne è stata fissata alla fotografia di Davide, come se a brindare, ieri pomeriggio, ci fosse stato anche lui. Alcuni parenti si sono dati appuntamento, insieme all’avvocato Fabio Anselmo, al suo staff e a Ilaria Cucchi per un brindisi veloce, per festeggiare quello che per la famiglia è un passo avanti nel processo sulla morte del sedicenne rimasto ucciso il 5 settembre 2014 dalla pallottola esplosa da un carabiniere al termine di un inseguimento al Rione Traiano. Il primo ottobre era il giorno in cui sarebbe dovuta arrivare la sentenza per il carabiniere, imputato per omicidio colposo aggravato dall’imperizia nell’uso delle armi; col rito abbreviato la richiesta di una pena di tre anni e quattro mesi aveva fatto scoppiare le proteste dei familiari in aula. Presenti, con un permesso speciale, anche il padre e il fratello del ragazzo, attualmente detenuti agli arresti domiciliari.



Però, in Tribunale, il colpo di scena: accolte le richieste dell’avvocato, il giudice ha deciso di ascoltare periti e testimoni prima di pronunciarsi. «Per noi, - ha spiegato Gianni Bifolco - il carabiniere ha scambiato Davide per il latitante e ha sparato». Il riferimento è ad Arturo Equabile, il giovane ricercato che proprio quella notte i carabinieri avevano visto nel complesso di edilizia popolare di Soccavo. Che le forze dell’ordine stessero cercando lui è chiaro dalle comunicazioni radio, fornite dall’avvocato Anselmo. Nelle registrazioni si sentono i militari che affermano di aver individuato il ragazzo su uno scooter e che si organizzano per bloccarlo. Su quel mezzo, però, non ci sarebbe stato il latitante ma il sedicenne. «I successivi esami - spiega Gianluca Muro, portavoce della famiglia - non hanno trovato tracce biologiche riconducibili a Equabile su quello scooter, quindi noi crediamo che Davide sia stato scambiato per il latitante. Quando i carabinieri dicono che il ricercato si è cambiato i vestiti in realtà si riferiscono a Davide che era tornato a casa a prendere un giubbino».



Entrando più nello specifico, Muro elenca alcuni degli aspetti che «non quadrano»: «come la storia della pistola giocattolo, quella che sarebbe stata ritrovata a pochi metri dal luogo dell’incidente e che è sparita insieme al bossolo del proiettile che ha ucciso Davide, e per tutto quello che è successo immediatamente dopo la morte di Davide, quando lo scooter e le automobili sono state spostate, inquinando la scena e rendendo quantomeno difficili i successivi rilievi». La riapertura dell’istruttoria potrebbe portare anche al cambio del capo di imputazione, ma è ancora tutto da vedere. «Intanto, - conclude il portavoce della famiglia, - è un buon risultato il fatto che il giudice abbia preso altro tempo. La nostra non è una battaglia per una condanna pesante. Vogliamo solo che i giudici abbiano a disposizione tutti gli elementi, in modo che possano capire quello che è successo la notte tra il quattro e il cinque settembre facendo emergere finalmente la verità. Abbiamo ingoiato tanto veleno per un anno, ma finalmente abbiamo una nuova speranza».