Emergenza Iraq, il monito del cardinale Sepe: «Basta olocausti»

Emergenza Iraq, il monito del cardinale Sepe: «Basta olocausti»
Giovedì 21 Agosto 2014, 20:20 - Ultimo agg. 20:23
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«L'umanità ha già subìto troppi olocausti, non può restare indifferente di fronte a questa tragedia». Lo ha detto l'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, a margine della veglia di preghiera promossa dalla Comunità di Sant'Egidio in occasione dell'appello per la speciale Giornata di preghiera lanciato dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana.



«Il peccato più grave - ha aggiunto Sepe prima dell'inizio della celebrazione - è l'indifferenza». La veglia nasce con l'intenzione di esprimere «solidarietà e vicinanza» ai cristiani e alle altre minoranze religiose perseguitate in Iraq e in altri Paesi del Medio Oriente.



«Non possiamo restare zitti - ha aggiunto il cardinale di Napoli - davanti a questa tragedia, a donne umiliate, bambini ammazzati, a popoli sradicati dalle loro case».



L'Arcivescovo ha ricordato come nei secoli la Chiesa cristiana abbia «sempre» subìto persecuzioni, ma - ha proseguito - «si è giunti a forme di efferatezza che lasciano sbalorditi come l'uccisione del reporter americano».



La Diocesi di Napoli pubblicherà nei prossimi giorni la nuova lettera pastorale. Lo ha annunciato l'Arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe a margine della veglia di preghiera per i cristiani perseguitati in Iraq e Medio Oriente.



La nuova lettera pastorale, come spiegato da Sepe, «sarà un richiamo, un grido alla responsabilità di tutti. Il cristiano, per sua natura, è un responsabile della realtà che lo circonda e questa responsabilità deve essere espressa nella vita sociale, culturale, politica, economica e religiosa. Non possiamo - ha aggiunto il presule - essere cristiani solo in chiesa».



Dal cardinale Sepe è stata espressa la speranza che «la Chiesa di Napoli, che già da tempo richiama tutti alla responsabilità, ci faccia sensibili a tutte le problematiche che la Diocesi, la città, la regione, il Sud e l'Italia vivono per contribuire al miglioramento della nostra condizione».
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