«Non ci penso proprio, lasciateci lavorare. Diego Marmo resta al suo posto, ci valuterete sul nostro lavoro». Il sindaco di Pompei Nando Uliano, origini di sinistra, leader dell'Altra Pompei, coalizione di liste civiche - che lo ha portato a guidare la sua città - risponde così alla richiesta di ritirare l'incarico a Diego Marmo, assessore alla Legalità e alla sicurezza, con deleghe alla Difesa e al patrimonio archeologico e ambientale.
Un «atto di coraggio» che gli aveva chiesto, dalle colonne del nostro giornale, la compagna di Enzo Tortora, Francesca Scopelliti.
L'obiettivo, dice il sindaco, «per lavorare a più mani su di una legge speciale per Pompei». Sul caso-Marmo, però, non mollano l'opposizione né le «voci» di Internet. La sua nomina ad assessore alla Legalità di Pompei scatena la bufera oltre i confini della città degli Scavi. Non sono, infatti, bastate le sue scuse alla famiglia e all'Italia, arrivate dopo trentun'anni, per quella dura requisitoria, era allora pm di udienza, in cui definì Tortora «un cinico mercante di morte» inchiodandolo alla condanna (il conduttore di Portobello» tv fu poi assolto nei giudizi successivi). Non è bastato che Marmo abbia, dopo trentun anni, confessato di portare «il peso morale sulla coscienza» di Tortora in un caso, clamoroso, di malagiustizia.
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