Pompei. Ex pm del processo Tortora, il sindaco lo difende: «Niente passi indietro»

Pompei. Ex pm del processo Tortora, il sindaco lo difende: «Niente passi indietro»
di Daniela Limoncelli
Venerdì 4 Luglio 2014, 09:12 - Ultimo agg. 09:13
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«Non ci penso proprio, lasciateci lavorare. Diego Marmo resta al suo posto, ci valuterete sul nostro lavoro». Il sindaco di Pompei Nando Uliano, origini di sinistra, leader dell'Altra Pompei, coalizione di liste civiche - che lo ha portato a guidare la sua città - risponde così alla richiesta di ritirare l'incarico a Diego Marmo, assessore alla Legalità e alla sicurezza, con deleghe alla Difesa e al patrimonio archeologico e ambientale.

Un «atto di coraggio» che gli aveva chiesto, dalle colonne del nostro giornale, la compagna di Enzo Tortora, Francesca Scopelliti.

Garbato ma deciso, spiega Uliano: «Pompei, con i suoi scavi “patrimonio dell'umanità”, deve affrontare altri problemi più importanti rispetto alla nomina di un assessore, che resterà al suo posto, di comprovata integrità morale. Si sta sollevando un polverone inutile e strumentale, a mio avviso, solo per dare giustamente forza al discorso sulla responsabilità civile dei magistrati». Si va avanti a Pompei, con Marmo in giunta. Oggi, anzi, al sopralluogo agli Scavi con il generale Giovanni Nistri, responsabile del Grande Progetto Pompei, e il soprintendente Massimo Osanna, insieme al sindaco ci sarà lui, come assessore alla Legalità ed ex procuratore della Repubblica di Torre Annunziata che, per primo da quella Procura, aprì nel 2012 il fascicolo sui «crolli colposi» della Schola Armaturarum e della casa del Moralista.

L'obiettivo, dice il sindaco, «per lavorare a più mani su di una legge speciale per Pompei». Sul caso-Marmo, però, non mollano l'opposizione né le «voci» di Internet. La sua nomina ad assessore alla Legalità di Pompei scatena la bufera oltre i confini della città degli Scavi. Non sono, infatti, bastate le sue scuse alla famiglia e all'Italia, arrivate dopo trentun'anni, per quella dura requisitoria, era allora pm di udienza, in cui definì Tortora «un cinico mercante di morte» inchiodandolo alla condanna (il conduttore di Portobello» tv fu poi assolto nei giudizi successivi). Non è bastato che Marmo abbia, dopo trentun anni, confessato di portare «il peso morale sulla coscienza» di Tortora in un caso, clamoroso, di malagiustizia.

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