Teresa e Trifone. Fidanzati uccisi, militare campano sotto torchio

Teresa e Trifone. Fidanzati uccisi, militare campano sotto torchio
di Cristina Antonutti
Mercoledì 7 Ottobre 2015, 08:52 - Ultimo agg. 22:35
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Otto ore di interrogatorio, nessun cedimento. Giosuè Ruotolo, 26 anni, caporale del 132° Reggimento carri, unico sospettato del duplice delitto del palasport di Pordenone, si difende. Cambia versione. E stavolta non sono gli "aggiustamenti" forniti ai Carabinieri durante le audizioni - sono state ben tre - in qualità di testimone. Da indagato, e con due avvocati al suo fianco, Ruotolo spiega che quella sera effettivamente era andato al palasport. Che non era rimasto a casa a giocare ai videogiochi come aveva detto in precedenza.



Che alle 19.15 ha ricevuto una telefonata della fidanzata, da Somma Vesuviana, il paese dove è nato, e poi è salito sulla sua Audi A3 grigia e si è diretto alla palestra fitness, quella che si trova nell’angolo opposto della pesistica, dove si stava allenando Trifone Ragone, suo commilitone alla caserma De Carli di Cordenons e suo ex inquilino. E poi? Poi Ruotolo sostiene di non aver trovato parcheggio e di essere tornato indietro. È l’ora del delitto: tra le 19.40 e le 19.50. Il momento in cui il killer scarica la sua semiautomatica Beretta, una 7,65 brevetto 1917 modello 1922, contro Trifone Ragone e la fidanzata Teresa Costanza. Sei colpi in rapida sequenza, il settimo verrà trovato ancora in canna, bloccato.



Non ha visto o sentito nulla Ruotolo in quei momenti? No, nessun movimento sospetto, nessuna persona sospetta. Così ha riferito ieri ai sostituti procuratori Pier Umberto Vallerin e Matteo Campagnaro. La sua Audi A3 si è allontanata dal palasport, ma non si è diretta verso casa, in via Colombo, dove il giovane condivide l’appartamento con altri due commilitoni. Si ferma all’esterno del parco di San Valentino. Il buco di 7 minuti riscontrato dai carabinieri confrontando i fotogrammi di due telecamere comunali che inquadrano l’inconfondibile Audi A3 di Ruotolo (fanalino rotto, cerchioni in lega e un elemento distintivo nell’abitacolo) come si spiega? È stato quel buco temporale a portare gli inquirenti a scandagliare il laghetto e a ritrovare l’arma del delitto. Ed è stato un elemento fondamentale per l?iscrizione di Ruotolo sul registro degli indagati per l’ipotesi di duplice omicidio volontario.



Il giovane ha una spiegazione anche per questo: «Mi sono fermato per andare a correre nel parco, ma faceva freddo e sono tornato indietro». Il telefonino? «L’ho lasciato a casa». Perchè temeva di subire furti in palestra. Perchè non lo ha detto subito? Il giovane ha dato una spiegazione anche su questo: temeva ripercussioni per il suo futuro nella Guardia di finanza. Come Ragone, anche Ruotolo ha vinto il concorso nelle Fiamme Gialle e sta per essere arruolato. Il suo timore - come confermato da uno dei suoi legali, Roberto Rigoni Stern - era di compromettere il passaggio dall’Esercito alla Finanza. I due magistrati lo hanno torchiato dalle 10.45 alle 19. Si sono concessi una breve sosta soltanto a metà pomeriggio per uno snack in Tribunale, poi si sono blindati al terzo piano con il capitano Pier Luigi Grosseto e un altro ufficiale dell’Arma.



L’interrogatorio è stato interamente videoregistrato. Ruotolo, giacca e camincia grigia, barba e capelli curati, ha sempre risposto. Ha chiarito anche i suoi rapporti con Teresa Costanza e Trifone Ragone, confermando che non frequentava la coppia, che il suo rapporto con il commilitone era cordiale, che si salutavano quando si incontravano in palestra ma che non si vedevano per cene, aperitivi o serate tra amici. Il giovane ha lasciato il palazzo di giustizia poco prima delle 20 da un’uscita secondaria, assieme ai carabinieri e ai due legali, mentre il procuratore Marco Martani veniva preso d’assalto all’ingresso del Tribunale dalle troupe televisive. In mattinata si erano presentati per l’interrogatorio anche due consulenti della difesa ma gli inquirenti non hanno ritenuto necessario che presenziassero al confronto con l’indagato. Le difese evidentemente temevano che la Procura potesse scoprire qualche carta sul fronte dei rilievi tecnici. In questo momento gli investigatori tengono gli atti coperti dal segreto istruttorio in attesa di ulteriori riscontri all’ipotesi che a uccidere i fidanzati possa essere stato il commilitone di Trifone.



La pistola. Nella foto ecco la pistola usata per uccidere Teresa Costanza e Trifone Ragone il 17 marzo davanti al palasport di Pordenone.
E' stata rinvenuta dal Nucleo Carabinieri Subacquei di Genova nel lago di San Valentino all'interno del parco: prima il caricatore, poi il resto dell'arma. Da qui gli inquirenti sono arrivati ad indagare il caporalmaggiore Giosuè Ruotolo: la sua auto è stata avvistata prima in zona palasport e poi in zona parco