Girolamini, arte e cultura più forti dell'oltraggio

Girolamini, arte e cultura più forti dell'oltraggio
di Gaty Sepe
Domenica 11 Ottobre 2015, 10:09 - Ultimo agg. 16:41
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Un sogno lungo un giorno. Un respiro che riprende e segna l'avvio della convalescenza. Apre oggi, in occasione della «Domenica di carta» la Biblioteca dei Girolamini, passata alla storia per aver subito il più grande saccheggio di sapere mai avvenuto al mondo. Un numero ancora imprecisato di volumi antichi sottratti dall'ex direttore Massimo De Caro. Furti e devastazione furono scoperti nel 2012, la biblioteca finì sotto sequestro della magistratura.

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A distanza di tre anni, quei sigilli sono stati tolti per consentire alle sale dei Girolamini, dove hanno studiato Giambattista Vico, Benedetto Croce e Salvatore Di Giacomo di tornare a vivere anche se soltanto per qualche ora. «Per ricominciare...» è lo slogan scelto per l'iniziativa, sostenuta dalla Procura della Repubblica di Napoli - «Il mondo deve salvare la bellezza e questo è un compito di tutti» ha detto il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli - che ha permesso l'apertura straordinaria di oggi, dal Fai Napoli e dall'Associazione Italiana Editori, che il direttore generale Biblioteche e Istituti Culturali Rosanna Rummo e il direttore della Biblioteca Statatale Oratoriana dei Girolamini Silvana Gallifuoco hanno presentato ieri in anteprima con il segretario generale del Mibact Antonia Pasqua Recchia.

Si ricomincia, ma le ferite restano.

Su un monitor all'ingresso scorrono le immagini scattate subito dopo il sequestro. «Sembrava una scena di Farenheit 451» racconta Mauro Giancaspro che all'epoca venne nominato custode giudiziario e poi nuovo direttore e che adesso è presidente dell'Associazione Amici della Biblioteca dei Girolamini.

«De Caro - spiega Piscitelli - nella devastazione aveva spostato tutto, probabilmente per nascondere i furti». E gli spazi vuoti, quei libri lasciati improvvisamente soli sugli scaffali, nella sala del Camino, ma soprattutto nella meravigliosa sala Vico, sono altre ferite. «Sono stati tre anni di duro lavoro, abbiamo dovuto cominciare con la bonifica perché era tutto infestatoo. Soltanto i volumi a stampa sono oltre 160mila. In quattro abbiamo terminato il riordino della sala B, della sala Bellucci, quello parziale della A e della C, e iniziato quello della sala Vico. Se non saranno recuperati tutti i volumi, quegli spazi resteranno vuoti. Forse ci vorrebbero addirittura delle didascalie per ricordare ogni libro rubato da De Caro» dice la Gallifuoco.

«Ci aspettiamo 3mila persone, in fila per vedere la prima biblioteca napoletana» conclude la direttrice. E il segretario generale Recchia: «Finalmente c'è una sensazione di normalità, dopo tre anni di lavoro per risanare una delle peggiori ferite inferte al nostro patrimonio. Un ottimo inizio per ricominciare portando nel cuore Umberto Bile che fu il primo a credere che si possono fare buone cose a partire da grandi disgrazie».

Nella sala del Camino si è riusciti anche a mettere in mostra alcuni dei tesori di carta recuperati. Marta Herling guarda la teca con le tracce dello scambio epistolare tra il nonno Benedetto Croce e padre Antonio Bellucci dell'Oratorio recuperate tra i rifiuti dalle amorevoli cure di Annamaria Fiore. Durante la guerra alcuni dei libri del filosofo napoletano vennero messi in salvo proprio negli scaffali dei Girolamini. «Quelle lettere sono la testimonianza della presenza di Croce nella città e in questa biblioteca. Le immagini sulla devastazione e i vuoti sugli scaffali sono impressionanti perché fanno pensare ad un evento distruttivo come una guerra. Ma è stato fatto un lavoro straordinario di ricostruzione e rinascita». In un'altra teca c'è il catalogo delle opere musicali custodite nella Biblioteca, curato da Salvatore Di Giacomo. E gli spartiti Di Scipione Dentice, Scipione Stella, Gesualdo da Venosa. Il maestro Roberto De Simone, preoccupato, chiede notizie degli altri spartiti di Scipione Stella che ricorda di aver studiato anni fa insieme al maestro Riccardo Muti. Secondo il procuratore Piscitelli «l'archivio musicale non dovrebbe essere stato toccato»...

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