Restano ancora incerte le sorti del processo per il saccheggio della biblioteca dei Girolamini. Dopo il rinvio dell'udienza di ieri, bisognerà attendere il 9 dicembre per sapere se il dibattimento ripartirà da zero, con i testimoni tutti da risentire e un nuovo programma da stilare, o se quanto fatto finora, in un anno e mezzo di dibattimento al ritmo in media di un'udienza ogni due settimane, sarà salvato. Il processo è a un bivio per via di un cambiamento nel collegio giudicante.
Nicola Russo, giudice a latere nel collegio della prima sezione penale presieduto dal giudice Serena Corleto e composto anche dal giudice Antonio Baldassarre, ha ottenuto dal Csm l'incarico di responsabile della Scuola di formazione della magistratura in Toscana e sarà fuori ruolo da dicembre.
Le alternative sono al vaglio. Sulla decisione non peserà la questione prescrizione, considerato che i reati per i quali si procede prevedono termini molto più lunghi. Complessa e delicata è la vicenda, nutrite le liste dei testimoni di accusa e difesa. Dalla data della prima udienza (4 giugno 2013) ad oggi, sono stati ascoltati in aula più della metà dei testi citati dall'accusa, sicuramente le testimonianze più rilevanti ai fini della ricostruzione investigativa, come quella dei fratelli che lavoravano come custodi della struttura, che furono i primi a denunciare quel che accadeva all'interno della biblioteca e premiati dall'allora presidente Napolitano con la nomina a cavalieri della Repubblica, e come la testimonianza dell'ex senatore Marcello Dell'Utri che ha raccontato di non aver mai immaginato che libri avuti in regalo da De Caro potessero provenire dalla biblioteca dei Girolamini, ricordando di aver creduto opera meritoria l'intenzione che gli fu manifestata dall'ex direttore di risollevare la struttura dal degrado.
Dell'Utri è indagato per peculato in uno dei filoni nato dall'inchiesta condotta dai pm di Napoli Antonella Serio e Ilaria Sasso Del Verme con il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. Indagine nell'ambito della quale di recente la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha accolto la richiesta della Procura sull'utilizzo di intercettazioni tra De Caro e Dell'Utri in cui si parla di opere pregiate e antichi volumi. Ci sono testi ancora introvabili in quel «massacro» che fu, anche secondo la Corte dei Conti, il saccheggio dei Girolamini, un danno al patrimonio culturale da 20 milioni di euro.