Ikea, fumata nera al tavolo romano: rotte le trattative con l’azienda

Ikea, fumata nera al tavolo romano: rotte le trattative con l’azienda
di Pino Neri
Giovedì 30 Luglio 2015, 11:48 - Ultimo agg. 11:52
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Tagli al costo del lavoro: al secondo confronto capitolino tra Ikea e sindacati - il primo c’era stato a Bologna, il 22 luglio - spuntano ancora distanze insormontabili. Ieri infatti, a Roma, la situazione è precipitata: si è rotta la trattativa tra il colosso svedese del mobile e le organizzazioni sindacali di categoria, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil. I sindacati hanno respinto le richieste della multinazionale e hanno proclamato 24 ore di sciopero per il mese di agosto.



Il confronto, iniziato in mattinata, si è bruscamente interrotto nel pomeriggio, quando i responsabili dell’azienda scandinava del mobile «fai da te» hanno deciso di abbandonare il faccia a faccia. Dunque, si fa sempre più tesa la situazione sindacale nel comparto italiano di Ikea. Ieri erano in attesa di una soluzione positiva della vertenza i circa 6500 addetti dei negozi italiani, due dei quali si trovano in Campania, ad Afragola, località Cantariello ( 374 dipendenti), e Baronissi, in provincia di Salerno ( 180 addetti). La fumata nera di ieri era stata anticipata nel primo round del confronto, a Bologna. In quella sede Ikea ha presentato la sua proposta alternativa al contratto integrativo, che a maggio la multinazionale ha voluto disdire unilateralmente con decorrenza dal prossimo primo settembre. Una delle azioni contenute nella proposta aziendale puntata al contenimento del costo del lavoro si chiama «One Ikea Bonus». Nelle intenzioni degli svedesi dovrà sostituire l’attuale premio di partecipazione spettante a ogni lavoratore sulla base dell’integrativo. Il «bonus unico» dovrà essere calcolato in base alla produttività.



Non sarà forfettario per cui potrebbe subire notevoli flessioni relative all’andamento degli affari. Sempre nella proposta aziendale, in parte fisso e in parte variabile dovrà essere anche il premio. Ma i punti sostanziali del piano Ikea riguardano le maggiorazioni domenicali e festive. Per le maggiorazioni domenicali (attualmente sono pagate con un 70% in più su ogni ora ordinaria) gli scandinavi vogliono fare una «scaletta», che va dal 40 al 70 %, sulla base delle domeniche lavorate. Netto poi il taglio delle maggiorazioni per il lavoro nelle festività, la cui ora viene attualmente maggiorata del 130 % rispetto a quella ordinaria. In questo caso Ikea chiede un’altra «scaletta», che va dal 50 al 70%. La multinazionale inoltre vuole abolire le spettanze per le domeniche nel periodo natalizio, maggiorate finora del 130 %. A questo punto però i sindacati chiedono l’intervento del governo. Molti lavoratori di Ikea Italia hanno già scioperato, a giugno e all’inizio di questo mese.



A luglio il punto vendita di Afragola è stato l’unico in Italia ad chiudere per la forte partecipazione all’astensione. Più tranquilla invece la situazione a Baronissi: il negozio salernitano ha lavorato più o meno normalmente. C’è però una preoccupazione generalizzata. Ad Afragola, per esempio, i salari medi di gran parte dei 374 dipendenti ( moltissimi i part time ) sono bassi: mediamente 850 euro netti.