Il tesoro scomparso della Regione: il Rembrandt, il castello, il «feudo» lasciato in eredità ai ciechi

Il tesoro scomparso della Regione: il Rembrandt, il castello, il «feudo» lasciato in eredità ai ciechi
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 27 Gennaio 2015, 08:50 - Ultimo agg. 13:41
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Lo definirono «l’assessore del tesoro», Antonio Franco Girfatti, vicepresidente della Regione Campania con Antonio Rastrelli, considerato da tutti la mente economica della sua giunta, nonché assessore al Bilancio e, all’epoca dei fatti, anche presidente della Camera di Commercio di Caserta.

Perché «assessore al tesoro»? La risposta arriva subito: se non ci fosse stato lui, probabilmente, quel patrimonio sarebbe ancora nascosto nel caveau di una banca romana insieme con tutta una serie di beni e di oggetti molto, ma molto preziosi.

«Voglio sapere che fine ha fatto quel ben di Dio, dopo quasi vent’anni qualcuno dovrà dirmi chi lo gestisce e soprattutto come.

Sono un cittadino, è un mio diritto».

Ma di che tesoro parla, Girfatti?

«Di quello del barone Giovanni Paolo Quintieri».

E chi è?

«Un ricco nobile calabrese che alla sua morte, nell’agosto del 1970, lasciò tutto il suo sterminato patrimonio, mobiliare e immobiliare, all’istituto per ciechi Colosimo dove la madre aveva sempre prestato la sua opera di volontaria e benefattrice. Fino a quando la sua eredità non è finita nelle mani della Regione Campania».

Che c’entra la Regione?

«C’entra eccome. Con la legge 641/78 per la soppressione degli enti inutili, il Colosimo, e tutti i suoi beni, passò sotto l’egida della Regione.....

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