Incidente sulla Napoli-Bari. Le vittime erano tutti operai: dolore e pianto nelle famiglie

Incidente sulla Napoli-Bari. Le vittime erano tutti operai: dolore e pianto nelle famiglie
Martedì 26 Maggio 2015, 08:52 - Ultimo agg. 09:59
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​di Enrico Ferrigno e Marco Di Caterino

Acerra, Melito, San Felice a Cancello: tre città sotto choc. La notizia del terribile incidente di Baiano è arrivata a tarda sera. Prima le voci, poi i movimenti di pattuglie di carabinieri e polizia in cerca dei familiari. I morti erano tutti operai. Una vittima era di San Felice a Cancello: Giovanni Ruggiero, 44 anni. Un’altra Antonio D’Auria, 49 anni era di Melito. Mentre Pasquale D’Amore, 54 anni, di Acerra era un operaio specializzato nei lavori in galleria, da due anni costretto ad arrangiarsi con questa nuova ditta. Poco prima di partire con il gruppo di colleghi aveva telefonato alla moglie: «Arrivo presto. Ceniamo insieme».

Un quarto operaio fino a notte non era stato ancora identificato.

Poi il lento fluire delle ore. Una, due fino alla notizia dell'incidente. La corsa con il cuore in gola fino all'ospedale di Avellino e infine la tragica notizia che Pasquale non c'è l'aveva fatta. La sua vita si era spenta su un pullmino nei pressi dello svincolo di Baiano sull'autostrada Bari Napoli. Pasquale D'Amore, sposato da oltre 25 con Anna Laezza e padre di tre figli, Crescenzo, Nunzia e Francesca di appena 10 anni.

Era l'unico sostegno di una famiglia molto conosciuta e benvoluta al Gaudello, una contrada semirurale di Acerra. Una vita spesa a lavorare ovunque con grandi ditte edili per la costruzione di viadotti e gallerie autostradali. Pasquale ha tirato su calcestruzzo e scavato finanche in Sicilia per portare a casa i soldi necessari per far laureare Crescenzo e Nunzia, rispettivamente di 25 e 24 anni. Almeno fino a quattro o cinque anni fa, quando la crisi ha fatto fallire le aziende per cui lavorava e lo ha fatto precipitare nel baratro del precariato. Ma Pasquale D'Amore non si è dato mai per vinto nonostante i suoi problemi di salute che lo costringevano a lavorare con un perenne mal di schiena. Su e giù per la provincia, ma anche per il resto della Campania, lì dove trovava lavoro. Uno, due giorni, una settimana, lui accettava tutto pure di non rinunciare alla sua dignità di padre di famiglia premuroso. Ed è così che ieri mattina è partito alle prime luci dell'alba per il cantiere dove aveva trovato lavoro per qualche giorno.

Alle 17 ha telefonato alla moglie Anna, come faceva sempre, per annunciarle che era già sulla strada del ritorno. Poi il silenzio. Una, due ore fino alla telefonata della Polstrada che ha comunicato il suo ricovero in ospedale a seguito di un incidente. La folle corsa insieme al figlio ad Avellino. E la speranza che in batter d'occhio muore con il povero Pasquale. Nella sua casa al Gaudello si è riunita una piccola folla di amici e parenti sconvolti dall'accaduto. Ma ad essere sotto choc è una città intera. A Melito, capannelli si sono radunati in piazza per parlare dell’operaio coinvolto nell’incidente di Baiano. Decine di telefonate al centralino dei vigili urbani e della stazione dei carabinieri.

Ma per tutelare le famiglie i nomi non sono stati resi subito noti, in attesa del pietoso rito del riconoscimento. Uno choc per la comunità locale. A San Felice a Cancello gli amici e i parenti della quarta vittima si sono radunati nella casa di periferia dove vive la famiglia in attesa delle notizie dall’obitorio. Ma le procedure per i riconoscimenti delle quattro vittime si sono prolungate nella notte soprattutto perché l’estrazione della salme dalle lamiere si è rivelata operazione complessa. La carrozzeria del furgone era completamente contorta e anche i riconoscimenti sono stati complicati. (hanno collaborato Carmen Fusco e Mariano Fellico)