Mafia Capitale. D’Alessio: «Nessun aiuto dalla cupola, il mio Rolex ritrovato dai carabinieri»

Mafia Capitale. D’Alessio: «Nessun aiuto dalla cupola, il mio Rolex ritrovato dai carabinieri»
di ​Federico Vacalebre
Lunedì 8 Dicembre 2014, 10:11 - Ultimo agg. 18 Dicembre, 23:41
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Lo scandalo Mafia Capitale è esploso mentre Gigi D’Alessio era a Miami, ospite con Laura Pausini, Richard Marx e Alejandra Guzman del galà benefico della Little Dream Foundation di Phil Collins: «L’ex Genesis raccoglie fondi per avviare bambini bisognosi quanto talentuosi sulla strada dello spettacolo e dello sport, è stato un onore e un’emozione il suo invito, peccato solo che non siamo riusciti ad esibirci insieme, visto che è stato colpito da un malore sul palco del Filmore».



Intanto, in Italia, uno schizzo dell'inchiesta romana che ha scoperchiato la cupola di un malaffare in cui mafiosi, ex fascisti, affaristi e politici di tutti gli schieramenti si davano la mano è arrivato sino all'Olgiata.

«Si, sembra che gli inquirenti, nel seguire tal Giovanni Di Carlo, lo abbiano visto entrare nella mia villa alle 14.30 del 4 giugno dell’anno scorso, un giorno dopo il furto che avevo subito in casa. Ho letto che questo Di Carlo era un personaggio noto a Roma, che si faceva fotografare tra Belen e calciatori, così per prima cosa ho voluto vedere com’era fatto. Potevo averlo incontrato in un ristorante, ma, invece, mi sono accorto di non averlo mai conosciuto. E anche lui, mi riferisce il mio avvocato, nell’interrogatorio sostiene di non avermi mai visto da vicino. Se poi sia davvero venuto a casa, se abbia incontrato qualcun altro non so e qui da Miami non posso verificarlo: vediamo le foto, le registrazioni, cerchiamo di capire. Io non ne so nulla».



Cosa può essere successo, allora? Perché Di Carlo sarebbe venuto all'Olgiata il giorno dopo quel furto clamoroso? I ladri scollegarono le telecamere buttandole in piscina, quella sotto la scritta «Amorilandia» in stile hollywoodiano, e portarono via gioielli e orologi, si è parlato di una collezione di Rolex del valore di quattro milioni e mezzo di euro.

«Magari... Si trattava di preziosi, per me potevano valere anche centinaia di milioni di euro perché c’erano tutti i regali che mi avevano fatto mia madre, mio padre, mio fratello... Ma il valore reale era molto inferiore, diciamo che si può parlare di centinaia di migliaia di euro, compresi gli orologi, dieci o dodici, non ricordo, non certo del valore di cui si è scritto. Il giorno del furto ero a Milano per uno spettacolo di beneficenza di Don Mazzi, quando sono arrivato a casa l’ho trovata invasa da carabinieri, scientifica. Per giorni è stato un via vai di inquirenti, polizia, finanza, figurarsi se mi mettevo a convocare un Di Carlo, se la sua presenza poteva passare inosservata».



Oltre all'ipotesi di un'operazione «cavallo di ritorno» affidata al boss del «mondo di mezzo», si è parlato anche dell'intervento di 007 dell'Aisi, l'Agenzia informazioni e sicurezza intorno, per recuperare il bottino.

«Sì, si è scritto questo e anche altro, come che invece di acchiappare i terroristi i servizi segreti si sono occupati dei miei orologi. Ma anche di questo non so nulla, e di sicuro, nessun agente segreto mi ha riportato niente, l’unico orologio recuperato, un Rolex Daytona d’acciaio, l’ho ricevuto giusto un mese fa, con tanto di ricevuta di consegna: c’è voluto un anno per dissequestrarlo, l’avevano recuperato a Monaco non gli 007 ma i carabinieri della Cassia. Loro sì, che come alcuni amici poliziotti, si sono occupati della rapina che avevo subìto».



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