Irene, ciclone in corsia: ha lasciato la rianimazione Il video appello

Irene, ciclone in corsia: ha lasciato la rianimazione Il video appello
di Maria Pirro
Martedì 3 Marzo 2015, 18:40 - Ultimo agg. 4 Marzo, 16:32
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Carica di sogni, anche se non dorme a orario per effetto della lungodegenza, la piccina non è più in rianimazione: è stata trasferita nel reparto di cardiochirurgia pediatrica del Monaldi diretto dal primario Giuseppe Caianiello. Superato lo «spazio bianco», Irene può così raccontare la sua storia con uno sguardo e indicare una strada, al momento irta di ostacoli, per entrare nel futuro. «I suoi occhi parlano» dice la madre che chiede di lanciare un appello. «Un appello per tutti i bambini, non solo per la mia. Ce ne sono tanti altri che aspettano un trapianto».

Ciclone Irene.

La bimba di due anni non può correre: se deve spostarsi, una macchina la insegue, di giorno e di notte, tra i corridoi dell’ospedale, dove distinguere la luce dal buio è un problema a distanza di un mese dal ricovero. Ma la figlia di Scampia, afflitta da una grave cardiopatia e tenuta in vita grazie a un cuore artificiale, oggi gioca con gli altri, stringe una bambola, colora fogli e dita e guarda la tv. Eccola, per la prima volta ritratta nelle foto e nei video pubblicati sul Mattino.it. E' la bambina che ha commosso l’Italia e mobilitato i vip ad accendere un faro sull’importanza della donazione degli organi.

Ma l’attesa può essere mortale. «Tra l’inserimento in lista e l’operazione chirurgica, passano in media due anni e mezzo» dice Ciro Maiello, responsabile del centro trapianto di cuore dell’azienda dei Colli. Le statistiche si riferiscono a bimbi e adulti. «L’attesa, invece, non dovrebbe essere superiore a un anno: è prolungata e possibile grazie a soluzioni provvisorie come il cuore artificiale che consente di evitare che, con il tempo, si danneggino gli altri organi» aggiunge Maiello.

A ritardare l’operazione è il record di opposizioni che si registra soprattutto nel Mezzogiorno, quando le famiglie sono chiamate a esprimersi. Per questo, il direttore sanitario Nicola Silvestri con le associazioni di volontariato sottolinea l’importanza di promuovere il consenso informato alla donazione degli organi, «a prescindere da una tragedia», e su Facebook si allunga l’elenco di personaggi famosi protagonisti di un video-appello nel nome di Irene.

«Ormai il volto di una battaglia di solidarietà» dice mamma Arianna. Da Clementino a Enzo Avitabile, dai cabarettisti di Made in Sud a Gianluca Manzieri fino ai cantanti neomelodici. I filmati dei vip sono sulla pagina del gruppo «Donare è vita» e rilanciati sul Mattino.it.

L’ex calciatore Salvatore Bagni, campione del Napoli negli anni di Maradona, scende in campo ricordando un altro dramma attraversato in prima persona: «Nessuno più di me può capire, i bambini non devono soffrire». Lo showman Biagio Izzo parla al plurale: «Donare significa dare la vita. Se possiamo, facciamolo». L’attrice di Un posto al sole, Ilenia Lazzarin, detiene il record di visualizzazioni sul social network con il suo «spot» che parla della bimba di Scampia e raccomanda: «Rifletteteci».

Il manager dell’azienda dei Colli, Antonio Giordano, è in prima linea per ribadire l’importanza delle donazioni di organi ed è impegnato anche a rafforzare l’organico della cardiochirurgia pediatrica dopo la vicenda che ha avuto come protagonista proprio Irene, prima del compimento dei due anni di età trasportata con un volo speciale al Policlinico di Bologna per le cure. «C’è la necessità di implementare il personale per potenziare un servizio che fa onore all’ospedale». La piccina è arrivata infatti un mese fa in arresto cardiaco al Monaldi ed è stata rianimata dai medici che hanno poi utilizzato il cuore artificiale. A operarla Andrea Petraio che però avvisa: «La bimba che fa battere i cuori di Napoli non ancora è fuori pericolo. Il trapianto è l’unica salvezza. La strada è dura, ma continueremo a lottare attraverso un lavoro di squadra per Irene e per tutti gli altri bimbi in attesa».

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