Irene ha un cuore nuovo, torna a battere la speranza

Irene ha un cuore nuovo, torna a battere la speranza
di Maria Pirro
Mercoledì 20 Maggio 2015, 23:20 - Ultimo agg. 21 Maggio, 23:53
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La piccina scivola fuori dalla sala operatoria e la neve silenziosa della paura si scioglie in un mare di lacrime. Per Irene, 2 anni, un cuore nuovo, inizia la corsa verso il futuro, in bilico oltre la disperazione, e l’azzurro colora gli sguardi che l’inseguono senza più possibilità di afferrarla.



Il rischio in queste ore resta alto, la bellissima bambina di Scampia è ancora lì: per la quarta o quinta volta in terapia intensiva, avvolta nel timore di lesioni dovute a una precedente complicanza ischemica, però il suo cuore ieri sera ha ripreso a battere dopo che per mesi (tanti, troppi mesi) era stato sostituito nelle attività da una macchina, il cosiddetto berlin heart, a Napoli chiamato «ampolla magica».



Il trapianto è stato eseguito al Monaldi, dove tutto era iniziato. Da qui la piccola, nata da due genitori ragazzini e afflitta da una miocardite, a 20 mesi appena compiuti, il 17 settembre 2014, era stata trasferita al Policlinico di Bologna: con un volo speciale, seguito da una scia di polemiche e anticipato da una catena di solidarietà per sostenere le spese del viaggio.



«Troppo piccola», avevano detto i vertici della sanità regionale, «per curarla qui» a causa della carenza di personale in corsia, una vera emorragia scatenata dal turn over bloccato per effetto del piano di risanamento dei conti in rosso imposto dal governo centrale. Ma, il 16 gennaio, la piccina era riapprodata al Monaldi: in arresto cardiaco, e allora s’era rivelato impossibile raggiungere la struttura emiliana, a 500 chilometri di distanza, quindi i medici partenopei l’avevano rianimata e poi avevano utilizzato il cuore artificiale perché potesse aspettare il gesto di infinito amore arrivato ieri da parte di un’altra famiglia, residente fuori regione, nel centro Italia, e travolta dal dolore ma senza più, purtroppo, niente da poter tentare.



Dal ricovero al Monaldi fino all’intervento di ieri sono passati cinque mesi. Cinque mesi di cadute e sogni, video-appelli e sobbalzi. In questa lunga attesa la bimba è stata seguita nel reparto di cardiochirurgia pediatrica del primario Giuseppe Caianiello. Aspettando l’operazione decisiva senza mai poter lasciare l’ospedale. 150 giorni per Irene guardando con fiducia al domani. La madre aveva chiesto di lanciare un appello. «Un appello per tutti i bambini, non solo per la mia. Ce ne sono tanti altri che aspettano un trapianto» e sono seguiti dagli stessi medici della cardiochirurgia pediatrica e dall’equipe di Ciro Maiello, che è responsabile del centro trapianti: eccellenza e riferimento non solo per la Campania ma per il Mezzogiorno.



A ritardare l’operazione è il record di opposizioni che si registra soprattutto nel Sud, quando i parenti sono chiamati a dare l’assenso alla donazione degli organi. Resistenze che hanno già spinto, in più occasioni e per primi il manager dell’azienda dei Colli, Antonio Giordano, e il direttore sanitario, Nicola Silvestri, insieme con le associazioni di volontariato, a sottolineare l’importanza di promuovere il consenso informato: «Dicendo sì in anticipo, a prescindere da una tragedia».



Su Facebook sono anche stati pubblicati i video-appelli dedicati a Irene. Di Clementino ed Enzo Avitabile. Dei cabarettisti di Made in Sud. Degli attori di Un posto al sole. Di Biagio Izzo e Gianluca Manzieri. Dei cantanti neomelodici. I filmati dei vip sono stati postati sulla pagina della onlus “Donare è vita” e rilanciati sul Mattino.it. Tra i più commoventi, il messaggio dell’ex calciatore Salvatore Bagni, campione del Napoli negli anni di Maradona, sceso in campo ricordando un altro dramma vissuto in prima persona.



Con la sua storia strappalacrime, ma anzitutto con i suoi occhi, di quell’azzurrino così chiaro e dolce che ieri ha bagnato il Monaldi, la bambina ha commosso l’Italia, vicina e lontana.
Inconsapevole testimonial di una battaglia per vita più grande. Davanti alla rianimazione, il cardiochirurgo Andrea Petraio, nell’equipe che ieri l’ha operata, aveva giurato: «Continueremo a lottare attraverso un lavoro di squadra per Irene e per tutti gli altri bimbi in attesa di trapianto».
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