Dodicenne caduta nel vuoto a Ischia, l’angoscia dei genitori

Dodicenne caduta nel vuoto a Ischia, l’angoscia dei genitori
di ​Ciro Cenatiempo
Mercoledì 17 Dicembre 2014, 08:56 - Ultimo agg. 11:51
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ISCHIA. I genitori le sono accanto. Seguono con apprensione gli sguardi dei medici, ascoltano le parole di cauta speranza con un solo desiderio: scacciare via l’incubo al più presto.



Ora dopo ora, con determinazione. Anche pregando. Senza staccare lo sguardo dalla porta a vetri della sala di rianimazione del Santobono, dove la dodicenne ischitana soccorsa esanime - nella tarda serata di domenica – sul patio di casa, continua a respirare con l’aiuto di un apparecchio pediatrico di terapia intensiva. Le condizioni sono gravi ma stabili. Dopo il riuscito, lungo intervento salvavita al Rizzoli, dove era giunta in condizioni critiche con molteplici fratture; contusioni a milza e polmoni; e un’emorragia interna, la bambina reagisce bene alle cure. Con molta probabilità sarà sottoposta a una nuova operazione per migliorare ulteriormente il quadro clinico.



L’angoscia e l’incredulità poco alla volta lasciano campo alla volontà di riprendersi la vita. Per mamma e papà, che sono divorziati da un bel po’, ma non le fanno mai mancare l’amore; e per lei, la piccola, minuta alunna delle medie di Ischia, educata, gracile, affabile, decisa a migliorare – con profitto – anche i voti in pagella; lei, la farfalla leggera con la passione per la danza, l’hip-hop, il pattinaggio su ghiaccio che adesso «dovrà dimenticare». In fretta. Era appena rientrata da una allegra teoria di piroette giocose, in compagnia di tanti ragazzini, sulla pista gelata allestita a festa, per il Natale, in piazzetta San Girolamo. Non lontano dal palazzo dove vive con la madre. Quando è tornata, sudata, accaldata, hanno un po’ litigato.



Una banale ramanzina. La bimba ci è rimasta male, è scappata via di corsa, sbattendo la porta. E poi? Il buio di una tragedia e mille timori si sono spalancati, nel giro di qualche minuto, tra i pensieri della mamma che l’ha ritrovata a terra, immobile e in silenzio, non lontano dall’ingresso.



Ha chiamato subito l’ambulanza. I sanitari, più tardi, hanno però deciso di contattare i carabinieri. Poi si sono chiusi in sala operatoria per quasi tre ore. La fibrillazione, le trasfusioni, l’attesa infinita: è uscita viva. Pericolo scampato. Ed è volata in elicottero a Napoli. Nel frattempo gli investigatori facevano il loro lavoro. I rilievi della scientifica hanno aperto l’abisso di una ipotesi assurda: forse la bambina si è gettata dall’alto. Forse si tratta di tentato suicidio. All’alba di lunedì, l’idea terribile si è fatta concreta e si è trasformata in una scossa tremenda. Inaccettabile. «Non è vero – ha ripetuto la madre – è inciampata nella fioriera: correva, il lampione del giardino era spento. Ed è caduta rovinosamente. Non c’è altra risposta. L’avevo rimproverata e non s’è accorta di nulla, pensava solo a correre a perdifiato».



Ma la farfalla, con un filo di voce, impaurita, dolorante, cianotica, aveva detto ai soccorritori di essere caduta sulla pista di pattinaggio. Una bugia necessaria. Ma bisognava provare a capire cosa fosse realmente accaduto. Agli uomini dell’Arma guidati dal tenente Andrea Centrella, dopo 48 ore, la dimensione dei fatti appare ancora avvolta da mistero. Prevale l’idea di un volo da tanti metri d’altezza. Ma non si può di certo escludere l’incidente, fortuito e quasi mortale. C’è chi, tra i medici, ammette questa eventualità. Sarebbe la strada migliore per far guarire ogni cicatrice.