Jihadisti, il dossier del ministero sul terrorismo in Italia: il ruolo di Napoli

Jihadisti, il dossier del ministero sul terrorismo in Italia: il ruolo di Napoli
Domenica 1 Marzo 2015, 18:13 - Ultimo agg. 18:20
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L'Italia non ha subito gravi attacchi dal terrorismo islamista, ma non può considerarsi al sicuro se si tiene conto che da anni diversi imam predicano odio, dozzine di centri islamici sono impegnati nel proselitismo e nel finanziamento a gruppi terroristici e che il Paese sta esportando combattenti nei teatri della jihad. Lo rileva un rapporto di Michele Groppi pubblicato dal Cemiss, il Centro militare di studi strategici del ministero della Difesa.



1,6 MILIONI DI MUSULMANI IN ITALIA - Il dossier si focalizza sul grado di radicalizzazione della comunità islamica italiana, composta da 1,6 milioni di persone, un terzo degli stranieri presenti, cui si aggiungono 60-70mila convertiti. La metà dei musulmani viene dal Nord Africa, in particolare da Egitto, Tunisia e Marocco. Risiedono principalmente al Nord. Le province di Milano, Roma, Brescia, Bergamo e Torino contano il maggior numero di residenti provenienti da paesi musulmani.



UNA VENTINA GLI IMAM RADICALI - Sono una ventina le organizzazioni principali, più di 100 le moschee, 159 i centri islamici, decine le scuole coraniche, tanti i siti internet. Secondo il dossier, «la radicalizzazione della comunità islamica rappresenta una potenziale seria minaccia». Viene infatti evidenziato che visioni radicali hanno penetrato varie moschee ed organizzazioni sociali. In certi casi, l'estremismo si limita alla retorica, ma in altri, invece, sostiene attivamente o passivamente il terrorismo. Alcuni leader sociali e religiosi predicano versioni wahabite e salafite dell'Islam, odio razziale, intolleranza religiosa e promozione della jihad attraverso il reclutamento di martiri, fondi ed armi. Complessivamente, le organizzazioni radicali sono quasi una decina, gli imam radicali una ventina e le moschee che hanno mostrato idee radicali 108, sparse in tutto il Paese, a Milano, Roma, Torino, Firenze, Napoli, Venezia e Genova.



DAL 2001 20 PROGETTI ATTENTATI - Undici moschee sono state direttamente o indirettamente coinvolte in inchieste sul terrorismo: a Milano, Cremona, Firenze, Bergamo, Varese, Brescia, Napoli, Vicenza e Roma. Dal 2001 in Italia vi sono stati 13 tentativi e piani d'attacco, 6 attacchi effettuati ma non riusciti (cioè con nessuna vittima o danni) ed un solo attentato effettuato ma solo parzialmente riuscito (quello del libico Mohammed Game a Milano, nel quale non vi furono vittime ma lo stesso attentatore ed una guardia rimasero feriti).



ITALIA ESPORTA COMBATTENTI - Per anni, prosegue lo studio, l'Italia ha inoltre esportato kamikaze in teatri stranieri di guerra, come Afghanistan, Cecenia e i Balcani.
Lo scoppio della guerra in Iraq nel 2003 trasformò l'Italia in uno dei maggiori fornitori di martiri. Moschee e centri islamici furono i principali catalizzatori nel reclutamento. Dal 2001 ad oggi, circa 200 persone sono state arrestate con l'accusa di terrorismo: le più numerose a Milano, Napoli e Bologna. Milano è l'epicentro del radicalismo islamico in Italia. La città è sede di moschee radicali come quella di Via Quaranta e quella di Gallarate e dell'Istituto Culturale Islamico di Viale Jenner.