La statua del dio fluviale? Ingoiata dal bagno abusivo |FOTO

La statua incastrata nel bagno abusivo (newfotosud, Sergio Siano)
La statua incastrata nel bagno abusivo (newfotosud, Sergio Siano)
di Paolo Barbuto
Giovedì 29 Gennaio 2015, 09:37 - Ultimo agg. 20:15
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Corte interna di palazzo medievale, con gabinetto abusivo che ingloba antica statua di dio fluviale: benvenuti nella Napoli violata, offesa e vilipesa; prego, entrate nel luogo dell'incuria, della strafottenza e dell'abbandono.

Siete nel cuore del centro storico patrimonio dell'Unesco, dove ognuno riesce a fare ciò che gli pare, tanto nessuno guarda, nessuno s'indigna, nessuno interviene. Quella che stiamo per raccontarvi è la storia di una statua che è somiglia intensamente al dio Nilo e al Sebeto ma che, per adesso, è senza nome: per centinaia d'anni quel vecchio con la barba, dall'interno della sua nicchia, ha accolto gli ospiti del palazzo al numero 39 di Vico Maiorani. Il popolo sussurra la favola secondo la quale fra queste mura abitò il sommo Giovanni Pontano, la storia racconta con certezza che l'edificio, nel '700 ospitò l'Accademia dei Placidi, ritrovo di uomini di scienze e cultura. Era un luogo antico e storico.

Poi un giorno, nel dopoguerra, sul muro del dio fluviale è spuntata una balconata. Poi quella balconata è sembrata inutile: uno spazio aperto da chiudere e destinare ad altri usi. Così lassù hanno costruito un osceno bagno abusivo con finestre in alluminio anodizzato. «Già, ma c'è la statua lassù - ha pensato l'uomo degli abusi - che faccio? Quasi quasi non la sposto, la lascio infilata nel soffitto del bagno». E ha fatto esattamente così. Le fotografie che vedete in questa pagina raccontano meglio di mille parole: il busto spunta giusto al di sopra del bagno abusivo. Anzi, con decenza parlando, si trova esattamente sopra la tazza del water. Imbarazzante, vero? E invece no, non per tutti. Perché quell'abuso è stato realizzato decine d'anni fa; e nessuno ha mai provato la necessità di parlare, di raccontare, di battersi per la tutela di quel reperto antico.

Fortunatamente, però, esistono ancora giovani che hanno un barlume di senso civico e sono capaci di indignarsi; e in quel palazzo i giovani sono tanti perché, da qualche anno, lì vanno a vivere gli studenti fuorisede: è stato uno di loro che ha riscoperto il busto. Ha coinvolto gli altri studenti e hanno cercato notizie, si sono interrogati ma, non sapendo trovare una risposta, hanno deciso di rivolgersi al nostro giornale.

All'interno della casa che ha ingoiato l'antica terracotta, oggi abitano due persone anziane e malate. Sostengono di aver comprato l'appartamento più di trent'anni fa e che, al momento dell'acquisto, il bagno abusivo già c'era. E c'era anche la statua incastrata lassù. Loro l'hanno lasciata lì anche perché, spiegano, ai tempi gli inquilini del palazzo dissero che era un simbolo dell'edificio. Già, bel simbolo, piazzato giusto all'altezza della tazza di un gabinetto. Se passate lungo Vico Maiorani non riuscirete a vedere il dio fluviale vilipeso. E non vi accorgerete della sua presenza nemmeno varcando il portone d'ingresso: guardando dal basso, quel reperto è ben nascosto dal bagno abusivo. Anche il vicolo, oggi, è all'oscuro di quella vergogna nascosta. Quando esci, e inizi a domandare, si forma una crocchia di donne veraci e appassionate: «Ma facite overo?», ma dite per davvero? E parte il tam tam del vicolo. Sembra una festa con voci che passano di balcone in balcone: si aprono i bassi, si coinvolgono i vecchi della strada. Solo loro sanno, perché ricordano i tempi antichi. Poi spunta donna Titina «ho studiato poco, però ci tengo a Napoli. Fatemi avere una storia del vicolo e io uscirò dal basso per raccontarla a ogni turista che passa», dice con entusiasmo. La storia non l'abbiamo rintracciata, ma ne abbiamo scritta una appositamente per lei e gliela abbiamo consegnata: Titina s'è subito messa a studiare. Se passate di lì chiedetele di farvi da guida, ora lei sa tutto. Ha deciso di voler rappresentare «la parte bella della città, alla faccia di chi sporca e distrugge la nostra Napoli», dice sventolando, fiera, il manoscritto che ha appena ricevuto. L'orribile bagno abusivo ha anche spezzato la continuità tra la raffigurazione del dio fluviale e le altre opere d'arte del palazzo di Vico Maiorani: nella parte che oggi si trova sotto al bagno, infatti, ci sono anche una fontana, con un'iscrizione in latino, e un'immagine incisa nel marmo, che raffigura San Lorenzo. Su tutti gli elementi sta oggi lavorando un pool di esperti coordinato da Francesca Formica, dottorato in filologia classica, docente al liceo Sannazaro: gli studiosi sono a caccia di documenti antichi, verificano ogni particolare. La prima ipotesi è che il busto incastrato sopra il gabinetto, rappresenti un dio fluviale. La somiglianza con altre statue presenti in città è impressionante: sembra un gemello del Corpo di Napoli (il dio Nilo) o del Sebeto, il mitico fiume napoletano rappresentato sulla fontana di Mergellina. E l'ipotesi di venerazione di divinità legate all'acqua sarebbe avvalorata dalla storia della zona. Fin dal tempo dei romani, secondo gli studiosi, vico Maiorani era colmo di mulini, potrebbe essere l'antico vicus Pistorius, la strada dei pestatori, delle macine. Lì si schiacciava il grano per realizzare la farina che sarebbe stata portata nel vicolo successivo dove c'erano i fornai che preparavano il pane: ancora oggi la strada parallela a vico Maiorani, infatti, si chiama vico dei Panettieri (alcune scuole di pensiero ritengono, però, che il Vicus Pistorius antico sia proprio quest'ultimo vicolo).

La scritta che appare al di sotto della fontana, invece, spiega che quella doveva essere l'abitazione di un uomo munifico e ospitale: «Io vi offro acqua - dice la fontana - ma se volete del buon vino, il padrone di casa ve ne darà in abbondanza». Per lunghi anni il popolo è stato convinto che questa fosse stata la casa del Pontano. La gente del luogo era certa che la statua rappresentasse il grande studioso e umanista napoletano del '400. Poi, a inizio del 1800 la stessa Accademia Pontaniana prese posizione: in quella casa non visse Pontano, la scritta latina è un «inelegante distico» e quella statua non è altro che un «brutto vecchiaccio». Forse anche chi ha realizzato l'abuso la pensava allo stesso modo. Quello non è altro che un brutto vecchiaccio, meglio incastrarlo nel soffitto di un bagno, esattamente sopra la tazza del gabinetto.

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