Per i penalisti, «la gravità dei fatti verificatesi a Milano non deve consentire risposte irrazionali fondate sulla emotività ma deve ricordare a tutti che gli avvocati sono, al pari dei magistrati, soggetti della giurisdizione che esercitano una funzione costituzionale e insieme al personale amministrativo concorrono all'esercizio quotidiano della giustizia». «La sperequazione che si intende effettuare fra avvocati e magistrati in merito alla possibilità di introdurre armi o oggetti pericolosi negli uffici giudizi - sottolinea l'Ucpi - risulta ingenerosa e gravemente offensiva considerato che anche un giovane avvocato è stato vittima dell'omicidio.
Occorre evitare la strumentalizzazione dei tragici eventi di Milano, non solo evitando di attribuirne la causa ad un asserito clima di isolamento o ad un presunto discredito della magistratura, ma anche non utilizzando tali eventi al fine di operare indebite discriminazioni ai danni dell'avvocatura».