Los Angeles, il console napoletano scommette sulla cultura

Los Angeles, il console napoletano scommette sulla cultura
di Francesca Scorcucchi
Lunedì 29 Dicembre 2014, 20:30 - Ultimo agg. 7 Gennaio, 09:55
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È napoletano il nuovo Console d’Italia a Los Angeles, Antonio Verde, insediato da pochi giorni. 53 anni, laurea in Scienze Politiche all’Orientale, ha iniziato la carriera diplomatica nel 1990. Ha lavorato all’Ambasciata italiana a Tokyo, poi è stato a Mosca, Strasburgo e Sidney, dove ha ricoperto per la prima volta la carica di Console. Verde a Los Angeles ha una missione: «Utilizzare la fantasia napoletana per sostenere le eccellenze italiane nel campo del cinema, della cultura, della scienza e delle alte tecnologie e, più in generale, dell’Italian Style».



Come si trova qui?



«Bene. Hanno molto in comune Napoli e Los Angeles. E’ forse banale, ma il sole, il colore del cielo e il mare, creano un collegamento con la mia città e con i tanti cittadini italiani, non solo napoletani, che hanno deciso di vivere in California. Sono qui per loro».



Qualche sera fa, in uno dei suoi primi eventi pubblici ha festeggiato Sofia Loren, forse la napoletana di maggior successo negli Stati Uniti. I napoletani hanno una marcia in più?



«Certo hanno capacità di sognare e fantasia che aiuta. La giocosità del vivere e lo spirito di adattamento, sono altre due carte che giocano a favore dei napoletani».



Infatti, solo pochi mesi fa abbiamo festeggiato a Hollywood l’Oscar andato a un altro napoletano illustre, Paolo Sorrentino.



«Il cinema italiano è dinamico e universalmente apprezzato e la mia missione è la sua promozione. Il mio sostegno andrà alle imprese italiane che esportano e alla nostra cultura, che non è solo veicolo di conoscenza ma è anche promozione di tutto ciò che è italiano».



Torna spesso a Napoli?



«Tutte le volte che posso. La mia famiglia, gli affetti sono laggiù».



Chi si allontana per qualche tempo nota di più i cambiamenti. E’ cambiata la città?



«Sarebbe innaturale e sbagliato se non ci fossero stati cambiamenti nel tempo. Ora Napoli è una città moderna. Ha forse perso qualcosa della sua anima popolare ma avrei difficoltà a dire se era meglio prima o è meglio adesso. E’ diversa ma è sempre il posto dove torno più volentieri».
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