I medici di famiglia: «Non siamo certificatori facili»

I medici di famiglia: «Non siamo certificatori facili»
Domenica 11 Gennaio 2015, 12:25
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I medici di famiglia, all’indomani degli scandali sull’assenteismo di vigili urbani e operatori ecologici, scendono in campo con una nota respingendo le accuse attribuite loro da più parti, di essere «certificatori facili».

«Siamo alle solite. Non appena con ciclica periodicità si ripresenta il malcostume dell’assenteismo di massa, ecco che ritorna la caccia al capro espiatorio. Ovvero il medico di famiglia che rilascerebbe certificati compiacenti» dichiarano, in una nota i dirigenti nazionali del Sumai Medicina generale, Giuseppe Tortora e Saverio Annunziata.

«Bisogna sempre far rilevare che il medico di famiglia non svolge funzioni di medico fiscale, né di medico legale. Egli è il medico di fiducia del proprio paziente che si rivolge a lui affinchè diagnostichi e curi i suoi malanni. In un rapporto di fiducia non vi può essere inganno, in quanto il medico deve prendere per buoni i sintomi riferiti dal paziente affinchè possa indirizzare correttamente la diagnosi e la cura. Nel visitare il proprio paziente, il medico non può dubitare che i sintomi riferiti siano veri e quindi non deve andare a ricercare tests o segni obiettivi che possano confutare quanto dichiarato dal paziente che ha di fronte, ma deve solo raccogliere le informazioni fornite dal paziente e sulla scorta di un esame clinico volto a comprendere il motivo di quei disturbi riferiti (non a confutarli) emettere una possibile diagnosi e terapia. Un paziente che riferisce una cefaleao una colica addominale o una lombalgiao una diarrea o un mal di gola, va visitato per essere curato per quel disturbo e non per essere smentito».

Ben altro compito, spiegano i sindacalisti, spetta al medico fiscale o al medico legale, figure istituzionali preposte invece a valutare la veridicità dei disturbi riferiti dall’ammalato o dal periziando e non aventi compiti di cura.

«Pertanto, i certificati rilasciati dai medici di famiglia, soprattutto per prognosi brevi, da uno a tre giorni, possono prestarsi a strumentalizzazioni, come nel caso del deprecabile assenteismo di massa. Come può un medico negare al proprio assistito un certificato che prescriva il riposo di 1 giorno se il paziente gli riferisce di essere affetto da cefalea, oppure un paio di giorni se il paziente gli riferisce diarrea o mal di gola, tutti disturbi nemmeno riscontrabili ad un esame obiettivo?» dichiarano Annunziata e Tortora. E concludono: «E quindi ritorniamo alla proposta già da anni avanzata dal nostro sindacato, ovvero consentire che per i disturbi lievi (con prognosi breve, da 1 a 3 gg), il paziente possa autocertificare la sua assenza dal lavoro motivandola con malessere. Sarà poi il medico fiscale che valuterà la veridicità dei disturbi lamentati dal lavoratore e che formulerà una prognosi corretta. Il medico di famiglia sarà chiamato in causa a certificare per prognosi più lunghe, che sono presumibilmente legate a patologie in cui i segni ed i sintomi sono obiettiva bili e suscettibili di riscontro diagnostico laboratoristico o strumentale».

Sulla questione interviene anche Vincenzo Schiavo, vicesegretario provinciale della Fimmg. Scrive: «Sulla certificazione di malattia si sono susseguite una serie di normative che non hanno risolto la problematica della “facilità” del rilascio. Purtroppo, rischiando di complicare la vita agli onesti senza incidere sul comportamento dei disonesti, si è scaricato il problema sui medici di famiglia, che, ricordiamolo, gestiscono quotidianamente con i propri pazienti un delicato e continuativo rapporto di fiducia».

«La Fimmg (federazione italiana medici di medicina generale) sta proponendo diversi contributi per provare a risolvere la problematica, di per se molto delicata fin dal 2010. È necessario per prima cosa ripristinare il sistema dei controlli, istituendo un centro unico presso l’Inps. Da tempo, infatti, in conseguenza del taglio di risorse nel bilancio dell’Inps e delle pubbliche amministrazioni, che utilizzano invece come controllori le Asl, l’attività di controllo si è quasi azzerata. Più volte la Fimmg ha segnalato questo cosa, chiedendo il “Polo unico della Medicina di controllo”» aggiunge Schiavo. E conclude: «Ma il controllo da parte di un medico terzo, esperto in tale attività, pur rappresentando un deterrente, non basta: la vera soluzione deve passare quasi esclusivamente dalla revisione dei contratti del pubblico impiego e del settore privato, con l’introduzione di adeguate penalizzazioni per le assenze brevi e non motivate da patologie importanti e obiettivabili. Queste assenze, come avviene peraltro in numerosi paesi, potrebbero essere anche autoattestate dal cittadino. Da anni abbiamo sollecitato i nostri interlocutori a dare il via a questo percorso di riforme, ma sia da parte dei sindacati dei lavoratori sia dalle associazioni datoriali non è stato manifestato nessun interesse: tutti si lamentano, ma nessuno si impegna per il vero cambiamento».

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