«Alcuni capitoli del libro sono stati inviati a esperti del settore che hanno condiviso la mia disamina dell’incidente e delle cause che purtroppo lo hanno determinato»: Francesco Schettino ha presentato così «Le verità sommerse»(Graus Editore), l’inchiesta della giornalista Vittoriana Abate sul naufragio della Costa Concordia. Al suo fianco l’avvocato e docente universitario Cataldo Calabretta, l’ammiraglio Vito Minaudo, l’esperto norvegese di sicurezza navale Arne Sagen Martin e la stessa Abate. Al termine della presentazione pubblica Schettino ha autografato le copie del libro ai tanti amici e sostenitori accorsi al lido Marinella. L’ex comandante, però, non ha rilasciato ulteriori dichiarazioni: «Attendiamo le motivazioni della sentenza», ha detto. Nei prossimi giorni, infatti, saranno resi noti i dettagli della pronuncia con cui il Tribunale di Grosseto lo ha condannato a 16 anni di carcere.
Prima di arrivare alla Marinella, Schettino aveva discusso del libro e del naufragio della Concordia con i marittimi di Meta nel corso di un incontro ospitato nella Casina dei Capitani.
Tra gli ospiti dell’incontro anche Sergio Ambrosio e Roberto Balestrieri, consulenti tecnici di Schettino, e Roberto D'Orazio, l’avvocato napoletano che difende l'ex comandante nella causa di licenziamento. Presente pure Pietro Graus, l’editore che ha pubblicato il libro di Schettino e Abate. In tutto un centinaio di partecipanti. Il volume è da ieri nelle edicole.
Ecco la dedica che tante polemiche ha scatenato nelle ultime ore:«Questo libro è dedicato a coloro che quella notte sono stati colpiti negli affetti più cari. A loro è dovuta la verità, prima che a chiunque altro». Nel testo Schettino rivendica le scelte compiute nella notte del naufragio: «In coscienza rifarei tutto quello che ho fatto».
Al termine della presentazione l’ex comandante non ha rilasciato ulteriori dichiarazioni: «Attendiamo le motivazioni della sentenza», ha detto. Nei prossimi giorni, infatti, saranno resi noti i dettagli della pronuncia con cui il Tribunale di Grosseto lo ha condannato a 16 anni di carcere.