Morto Oreste Pipolo, il reporter che con le spose raccontava la città

Morto Oreste Pipolo, il reporter che con le spose raccontava la città
di Pasquale Esposito
Lunedì 16 Febbraio 2015, 08:45 - Ultimo agg. 11:34
3 Minuti di Lettura

Era il fotografo delle spose per antonomasia. Creatore di un genere, noto anche all'estero, in Giappone ha avuto grosse ricadute di attenzione mediatica, Oreste Pipolo ha cessato di vivere ieri mattina, aveva 65 anni, da qualche tempo non lo si vedeva a cavallo del suo scooter attraversare la città, raggiungere i luoghi di appuntamento professionale, gli angoli, le piazze, le strade, i panorami dove allestire i set che facevano da sfondo alle scene dei matrimoni che rimanevano un ricordo indelebile nella vita delle coppie.

Avere le foto di Pipolo era un must, ed era un trend trasversale: ricorrevano a lui giovani del ceto popolare, che facevano sacrifici per mettere insieme il denaro per avere un servizio “firmato” per il giorno più bello della loro vita, ma anche i rampolli delle famiglie nobili.

Perché con Oreste Pipolo si andava sul sicuro, il risultato di qualità era garantito. La scelta del posto, Castel dell'Ovo, piazza del Plebiscito e Palazzo Reale, via Petrarca, angoli della città antica ricchi di storia e di fascino, la professionalità del fotografo e della sua équipe davano un tocco magico, affascinante al documento che poi avrebbe testimonmiato “quel” giorno, quei momenti di felicità, di sorrisi. Oreste faceva sentire protagonisti anche persone che non avrebbero più avuto il quarto d'ora di notorietà che tocca a ciascuno, secondo la lezione di Andy Warhol.

Fotografo davvero bravo, tanto da essere accettato anche da quelli che - più che scatti - fanno opere d'arte con le loro macchine fotografiche. Vitalità straripante, occhio acuto, intelligenza e cultura della strada, una prontezza, una immediatezza singolare, Pipolo aveva conquistato la stima anche di registi come Marco Bellocchio, Matteo Garrone, l'apprezzamento di Ferdinando Scianna, Mimmo Jodice, Fabio Donato.

Numerose le mostre, a Napoli e nel resto d'Italia, ed anche all'estero, Oreste Pipolo ha curato seminari di fotografia in tutta Italia ospite dei maggiori eventi del settore. Aveva un fiuto per l'ispirazione storica coniugata alla rappresentazione della contemporaneità: negli ultimi tempi, ispirato dal «Cristo velato» della Cappella di Sansevero, stava curando una serie di ritratti con persone e monumenti semicoperti da un velo nero: «Quelle facce e quelle statue - spiegava - rappresentano la mia città bella, ma incapace di esprimere tutto il suo splendore».

E Pipolo era figlio di questa città, uno di quei personaggi che, forse anche senza saperlo, esprimono al meglio la capacità di rappresentare Napoli, come testimoniano i riconoscimenti, i consensi, che il «fotografo delle spose» ha ricevuto, cogliendone gli aspetti storico-artistici in presa diretta, senza le mediazioni di una preparazione culturale alta. «Basta avere gli occhi aperti e la sensibilità di sentire la storia che ha attraversato questa città» diceva rifuggendo, con modestia pari alla bravura, l'etichetta di artista: «Non ho dubbi, io credo di essere un bravo artigiano, non un artista. Prima il fotografo di cerimonia era considerato di serie B. Io ho sempre combattuto questo pregiudizio. Per me il fotografo di cerimonia è quello più completo perché passa dal ritratto allo still-life, alla foto di moda nella stessa giornata. Deve raccontare quest'evento in modo creativo. Ho avuto anche una committenza importante che mi ha consentito di organizzare delle scenografie di tipo cinematografico, che mi hanno fatto diventare Oreste Pipolo. Molti fotografi come Francesco Cito e Ferdinando Scianna mi hanno contattato perché volevano seguirmi mentre ero impegnato a fotografare un matrimonio per realizzare un reportage. Ho deciso allora, di fare io stesso una ricerca sul matrimonio, da cui è nato il mio libro Napoli a Nozze».

I funerali questa mattina alle 11 nella chiesa di Santa Maria della Carità in piazza Carità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA