Addio a Cola, simbolo dell’impresa del boom: inventò la panna spray

Addio a Cola, simbolo dell’impresa del boom: inventò la panna spray
di ​Nando Santonastaso
Domenica 30 Agosto 2015, 09:43 - Ultimo agg. 09:57
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Era difficile resistere al sorriso e alla bonomia di Gaetano Cola, industriale napoletano e protagonista di una importante stagione dell’imprenditoria campana e nazionale spentosi ieri all’età di 80 anni per le complicanze di una vecchia e grave patologia ai polmoni.



Una simpatia naturale, spontanea, di carattere, perché Gaetano Cola - che lascia la moglie Luciana e i figli Stefano e Ivo - riusciva a stabilire un rapporto di simpatia sempre e comunque, come se il carico di responsabilità che si era assunto, sia dal punto di vista privato sia da Presidente dell’Unione industriali di Napoli, della Federazione regionali dell’industria della Campania e della Camera di Commercio non fosse così pesante e impegnativo. Uomo della mediazione, convinto assertore della necessità di far dialogare tra di loro le istituzioni pubbliche anche quando il terreno era scivoloso (come nel caso dello scontro tra l’ex sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino e l’allora Presidente degli industriali partenopei Gianni Lettieri), Cola ha avuto successo su vari fronti imprenditoriali, dalla metalmeccanica all’alimentare, entrando a far parte a buon diritto e con merito della Federazione di Cavalieri del Lavoro e legando il suo nome a progetti di sviluppo industriale di caratura internazionale come nel caso della Codap, la società produttrice di panna spray il cui stabilimento di Marcianise è stato per anni un punto di riferimento mondiale.



Un successo che resterà nella storia dell’economia campana ancorché condizionato dall’amaro epilogo della vicenda imprenditoriale, fino al subentro della nuova proprietà Cola, nativo di San Giuseppe Vesuviano, conosceva la storia e i problemi dell'industria napoletana come le sue tasche.



Laureato in agraria, aveva iniziato con una lunga gavetta nel settore metalmeccanico fino a diventare presidente degli industriali partenopei, dopo essere stato alla guida della federazione regionale. Pronto a lanciarsi in prima fila per difendere gli interessi della categoria, non amava invece parlare di sé. E quasi a fatica ammetteva che grazie alla Codap era apprezzato e conosciuto in mezza Europa. Il suo era un successo nato quasi per caso. Nel 1967 Cola si trova negli Stati Uniti dove sta andando per la maggiore un nuovo prodotto dolciario: la Reedy Weep, panna in aerosol. Si tratta di una novità assoluta che ancora non era giunta in Europa. Tornato in Italia l’imprenditore decise di mettere su quella che sarebbe stata la prima fabbrica di panna spray del Vecchio Continente. Studia a fondo il prodotto americano e poi lo adegua al gusto italiano ed europeo. Più che una fabbrica quella che sorge nel 1968 ad Arco Felice, nei pressi di Pozzuoli, è un laboratorio chimico industriale. Gli affari vanno bene e col passare degli anni il prodotto comincia ad avere uno spazio ben definito sul mercato soprattutto quello estero.



Il segreto dell'Isa (Industria spray alimentare), come viene battezzata all’inizio la società, è soprattutto quello di riuscire a soddisfare clienti dai gusti diversi, offrendo ad ognuno un prodotto personalizzato: panna grassa per i francesi, magra per i tedeschi, poco dolce per gli inglesi. Ma arrivano gli anni 80 e in Europa la concorrenza diventa agguerrita. Così per tener testa alle altre grandi del settore come la tedesca May, l'olandese Menken o le belghe Madibic e Incopac, Cola decide di fare il salto di qualità. Nell’89 dà l’addio al vecchio laboratorio di Arco Felice. Crea la Codap e si trasferisce nel nuovo stabilimento di Marcianise che ospita macchinari ad avanzatissima tecnologia. Accanto alla catena di produzione opera un piccolo ma attivissimo laboratorio di ricerca e sviluppo, dove viene effettuato anche il controllo di qualità. È la svolta. La possibilità di lanciare sul mercato nuovi prodotti (soprattutto panne prodotte da oli vegetali) porta il fatturato dai 21 miliardi del ’90 ai 43 miliardi di dieci anni dopo. E sarebbe andata ancora meglio se alla fine del ’91 un incendio non avesse distrutto gran parte dello stabilimento. Ma è già acqua passata perché nel ’94 la Codap prevedeva di raggiungere i 50 miliardi di fatturato, infatti nel novembre di quell’anno la Finban, la merchant bank, del Banco di Napoli acquisirono il 28% del suo capitale.



A chi gli chiedeva quali fossero i segreti del successo della Codap, Cola rispondeva senza esitazioni: l’organizzazione commerciale (affidata al figlio Ivo, 31 anni, 14 dei quali passati in azienda), la ricerca e la qualità. Ma Cola non nascondeva di tenere molto anche all’altra sua creatura, oscurata dal successo della Codap, la Tma, Tecnologie metallurgiche avanzate (affidate alle cure dell'altro figlio, Stefano). «Sono nato metalmeccanico», spiegava con fierezza Cola, che ha cominciato la sua carriera di imprenditore a vent’anni nelle Costruzioni metalmeccaniche napoletane, «e voglio continuare ad operare anche in quel settore». Con lui scompare una forza dell’imprenditoria campana, un modello di coraggio industriale e di spirito di sacrificio che da una solida base familiare era diventato un sistema internazionale, sia pure con alterne fortune. Era un uomo del territorio, Gaetano Cola, attento alle esigenze dei colleghi ma anche pronto a ammettersi in gioco sul piano politico, consapevole che certi impegni avevano bisogno di essere garantiti, rispettati e realizzati. Con lui scompare un imprenditore vero, sempre pronto a rimboccarsi le manche e a mettersi al servizio dei colleghi. Naturalmente sempre con quel sorriso disarmante che lo rendeva gradevole anche ai suoi avversari. L’ultimo saluto domani lunedì alle 10 nella chiesa dell’Ascensione a Chiaia, a Napoli.