Napoli. Agguati e feriti: la faida infinita di Forcella

Napoli. Agguati e feriti: la faida infinita di Forcella
di ​Viviana Lanza
Giovedì 2 Luglio 2015, 08:34 - Ultimo agg. 08:37
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La tensione in certe zone di Napoli va e viene. In via Oronzio Costa, centro storico, la scorsa notte l’eco delle pistole ha risuonato di nuovo. Alcuni colpi sono stati esplosi contro il primo piano di un palazzo che dà sulla strada. Chi ha sparato è fuggito via lasciando come uniche tracce due fori in una veranda e una ogiva deformata e sei bossoli, due calibro 7,65 e quattro 9x21, che la polizia ha raccolto sull’asfalto tra i civici 12 e 29.



Dicono ben poco. Si aggiungono ai proiettili estratti dal corpo dei tre minorenni, feriti nella notte tra domenica e lunedì scorsi sempre nella stessa strada, nel cuore antico della città, non molto distante da Castel Capuano. In circostanze ancora tutte da verificare due 17enni e un 16enne erano rimasti vittime di una sparatoria, forse tra bande criminali, forse quelle stesse bande nate dalle ceneri di vecchie famiglie malavitose della zona e decimate, ma non annientate, dall’ultima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia che ha ricostruito la storia più recente della camorra del centro storico e in questi giorni ha affrontato il vaglio dei giudici del Riesame superandolo a pieni voti.



Nessuna misura annullata, infatti, delle sessanta firmate dal gip Dario Gallo su richiesta dei pm Francesco De Falco e Henry John Woodcock del pool guidato dagli aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli. Restano in cella i babyboss di Forcella, via Tribunali, la Maddalena. La «paranza di bimbi» per dirla con le parole intercettate e riprese dagli inquirenti per definire il gruppo che fa il bello e il cattivo tempo nel centro cittadino.



È il cartello composto dalla terza generazione dei Giuliano, nipoti degli ex boss pentiti di Forcella, dai fratelli Sibillo e dai fratelli Brunetti, criminali con ambizioni da boss, e dal gruppo di Salvatore Amirante, cugino dell’ex ras Maurizio Ferraiuolo che aveva tentato per primo l’ascesa su Forcella. Contro hanno i Mazzarella che, alleati nel quartiere con i Del Prete, rappresentano l’ultimo baluardo della vecchia camorra in un territorio martoriato dalla illegalità, impoverito dalle estorsioni, azzittito dalle minacce e spesso dimenticato dalle istituzioni. E proprio l’antagonismo con i Mazzarella li aveva portati all’accordo con i Rinaldi, storicamente radicati a San Giovanni a Teduccio.



In cambio di una quota sulle estorsioni alla Maddalena, il vecchio boss Rinaldi avrebbe offerto ai giovanissimi killer e appoggio militare. Ma dalla ricostruzione investigativa e dal racconto di un collaboratore di giustizia si capisce che a un certo momento questo accordo rischia di saltare. Colpa della spregiudicatezza dei babyboss, della spavalderia e della ferocia che li spinge a uccidere un ragazzo con tredici colpi di pistola nel parcheggio di una discoteca solo per una sigaretta negata (15 anni l’età del presunto killer) o a ferire un passante solo per testare la pistola nuova di zecca, a correre in moto per le vie del rione e trascorrere le serate nei locali notturni tra fiumi di champagne e qualche arma sempre a portata di mano.



È il 24 febbraio scorso quando Francesco Mazzarella, nipote dello storico capoclan e oggi collaboratore di giustizia, svela ai magistrati: «I Rinaldi di recente, per come ho saputo, si sono allontanati dalla coalizione perché non condividono il modo di operare di questi ragazzi che non si attengono al codice malavitoso».



«Basta, sono ingestibili...» avrebbe tuonato il vecchio boss di fronte alle scorribande armate dei babykiller nelle strade del centro storico per seminare terrore, ostentare potere e vendicare litigi tra ragazzini.