Napoli, morta dopo la liposuzione: un buco nella cartella clinica

(nella foto la dottoressa de Angelis)
(nella foto la dottoressa de Angelis)
di Leandro Del Gaudio
Martedì 11 Novembre 2014, 09:04 - Ultimo agg. 19:16
3 Minuti di Lettura
(nella foto la dottoressa de Angelis)





Mancano un paio di fogli, un paio di pagine, un buco che per il momento ha insospettito gli inquirenti, che rischia di tenere in piedi un nuovo filone investigativo: quello della manomissione, di un (velleitario) tentativo di inquinamento probatorio.





La dottoressa de Angelis: «Intervento banale e ben riuscito troppo facile prendersela con me»



Eccola l’ultima svolta nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Mariarosaria D’Ercole, la sessantenne deceduta - sembra - dopo un intervento di chiururgia estetica e dopo una operazione all’intestino, al termine di una sorta di calvario in tre strutture sanitarie. Un caso che ora si tinge di giallo. Un buco, una sorta di punto oscuro, dunque. A leggere una delle tre cartelle cliniche aperte sul caso della donna, si scopre che mancano dei pezzi: si parte da una prima pagina, poi c’è un secondo foglio (non spillato) che contiene dei riferimenti a passaggi che non sono presenti nel primo documento. Inchiesta condotta dal pm Valentina Rametta e dall’aggiunto Luigi Frunzio, al lavoro i carabinieri del luogotenente Tommaso Fiorentino, chiamati a loro volta ad acquisire tutti i tasselli legati alla degenza di Mariarosaria D’Ercole e al suo stato di salute, fino ad arrivare all’avvenuto decesso.



Qual è il punto? Massimo riserbo investigativo, c’è un’ipotesi tutta da verificare: dal diario della degenza del caso D’Ercole sarebbero sparite delle carte, dei documenti.



Un errore materiale, un episodio accidentale o una volontaria manomissione? E da parte di chi?

Tre cartelle cliniche agli atti: quella composta in una clinica privata dove la donna si è sottoposta a un intervento di liposuzione; la cartella della clinica Mediterranea, dove la donna è stata trasferita il giorno dopo il primo intervento; ma anche quella del primo policlinico, quello situato nel centro storico,dove la sfortunata paziente è deceduta.

Ma torniamo al punto principale dell’inchiesta, quello relativo al decesso della D’Ercole. Omicidio colposo è l’accusa sostenuta dai pm, domani ci sarà l’affidamento dell’incarico di autopsia, con i primi quesiti affidati ai consulenti della Procura. Sale a quattro il numero degli indagati, di fronte all’esigenza dei pm di informare tutti i professionisti che potrebbero avere interesse a prendere parte a un atto irripetibile, in vista di un probabile processo.



Si tratta del medico Francesca De Angelis, che ha praticato l’intervento di liposuzione nel suo laboratorio privato; la sua anestesista Annarita Gargiulo; e i due cardiologi Giuseppe Nardiello e Paolo Musella. Una vicenda in cui è doverosa una premessa: a questo punto delle indagini, le informazioni di garanzia non vanno confuse come l’anticipo di una sentenza, ma come uno strumento necessario a portare avanti un procedimento in attesa delle versioni di parte. Spiega l’avvocato Francesco Picca, difensore della De Angelis: «La dottoressa ha svolto un intervento di liposuzione su punti specifici, su piccoli noduletti presso il proprio studio autorizzato per tali tipi di interventi da Asl e Comune, la paziente è stata ricoverata alla Mediterranea perché avvertiva forti dolori, ed è stata sottoposta ad accertamenti cardiaci, coronografia, e tac addominale; poi per l’aggravamento delle sue condizione va al Policlinico per un infarto addominale. Abbiamo fiducia negli accertamenti tecnici, riteniamo che l’evento morte sia del tutto indipendente dall’intervento della dottoressa De Angelis». Chiara anche l’interpretazione che emerge dalla Mediterranea, dove si batte su un punto: «Sulla paziente sono stati effettuati tutti gli interventi richiesti dal caso clinico, mentre il trasferimento al Policlinico è avvenuto su richiesta dei parenti della donna».



Intanto, domani consulenti di parte in campo. La Procura ha nominato i medici Antonio Perna, Francesco Diurno, Adelmo Gubitosi; al lavoro anche specialisti nominati dagli indagati e dai parenti della vittima (rappresentati dai penalisti Francesco Pio Porta e Gaetano Porto).