Per raggiungere via Speranzella devi arrampicarti fin sopra ai Quartieri. E una volta che ci sei, in effetti, la speranza un po' si restringe. I vigili del Fuoco l'altro giorno sono venuti pure qui: una persiana s'è staccata dal secondo piano, e adesso non si passa. «È successo mercoledì verso mezzogiorno, per fortuna nessuno sì è fatto male», racconta Pavel, che viene da Santo Domingo e da un anno e mezzo abita in un basso di fronte al civico 189.
A mettere a fuoco una decennale precarietà arriva Giuseppe Amendola, uno dei proprietari del palazzo all'angolo con via Galluppi, dov'è successo il fatto. «Questo è un edificio del '600 - si rammarica -, è una vita che si dovrebbe ristrutturare, come tutti i palazzi qua sopra.
Con il sogno di una svolta che non arriva mai, vacilla pure la rete arancione che dovrebbe impedire il passaggio. A rimetterla a posto ci pensa Ciro Fiorillo, 88 anni. Per anni ha venduto trippa davanti alla funicolare di Montesanto, ma adesso non ha più la forza per combattere: «Questa città se ne cade a pezzi, è sempre stato così e non è cambiato niente», scuote la testa. Poi fa un sospiro che pare un segno di resa.
Come una nobildonna in disarmo, Napoli si mostra com'è. Tra facciate scrostate, marciapiedi rotti, strade funestate da buche e lerciume, tombini infossati e un campionario di illegalità in costante aggiornamento, rinuncia giorno dopo giorno al suo decoro. I monumenti, poi: se non sono chiusi, cadenti o rattoppati, spariscono dietro la «munnezza». Come in largo Girolamini, dove il tappeto di cartoni e pattume che fa da corollario ai cassonetti è da sempre parte dell'arredo urbano. «Il primo errore è tenere i contenitori qui, davanti alla chiesa - osserva Carmine, il titolare del negozio -. Abbiamo chiesto un sacco di volte al Comune di spostarli, ma non c'è stato verso. La colpa però è pure della gente, che butta i rifiuti a tutte le ore, senza fregarsene niente delle regole. E così fanno pure le pizzerie e i ristoranti. Se venite verso le sette di sera, trovate una montagna di schifezze. Sono cresciuto qui e in tanti anni non è mai cambiato niente», assicura mentre le auto continuano ad occupare ogni buco disponibile. Antonio, il suo collaboratore, ha la soluzione: «Se facessero i controlli e le multe, imparerebbero. Invece qui ognuno fa quello che vuole: molti lanciano i sacchetti direttamente dal finestrino della macchina. Se centrano i cassonetti, bene, altrimenti pazienza».
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