Truffa alle assicurazioni, una delle società aveva «sede» in una cabina telefonica

Truffa alle assicurazioni, una delle società aveva «sede» in una cabina telefonica
di Giovanna Sorrentino
Mercoledì 3 Dicembre 2014, 12:38 - Ultimo agg. 13:10
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Boscoreale. Assicurazioni false: sono tre i capi riconosciuti dagli inquirenti quali menti dell'organizzazione dedita alle truffe, finiti in manette questa notte. Padre e figlio Vincenzo, Umberto Ambrosio e la compagna del figlio, Keila Mollica.







In particolare, Umberto viene riconosciuto come il titolare di una delle associazioni, con sede a Monfalcone, in provincia di Gorizia (Friuli Venezia Giulia), già sequestrata in precedenza. E Keila sarebbe la titolare di un'altra agenzia, con sede a Boscoreale.



E' proprio dalla cittadina ai piedi del Vesuvio che sono partite le indagini dei carabinieri. Altre agenzie avevano sede a Cercola, a Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria, Avezzano, Striano, San Damiano D'Asti, Volla, Poggiomarino e Piazzolla di Nola. A carico dei 16 indagati, le accuse di reato di truffa e di falsità in scrittura privata, tesi a trarre guadagno ai danni delle compagnie assicurative.



L'organizzazione, secondo gli inquirenti, agiva mediante un doppio passaggio di proprietà: le auto venivano intestate prima ad associazioni, cooperative e società esistenti solo sulla carta, in luoghi strategici.



Ovvero le province italiane dove il tasso di incidenti è basso e le assicurazioni non sono care come a Napoli.



Tutte le società poi, secondo gli inquirenti, erano riconducibili ai capi dell'organizzazione ed avevano sede in ruderi, abitazioni di cittadini che non erano a conoscenza, e addirittura in una cabina telefonica. Per evitare che i contratti fantasma tornassero alle compagnie mittenti, veniva usato il servizio di Poste Italiane "Seguimi".



Sulle carte di circolazione rilasciate poi, la residenza del contraente era falsa e alle compagnie assicurative veniva trasmesso un passaggio di proprietà fasullo. Per gli inquirenti, gli Ambrosio e Mollica mettevano a disposizione di altre agenzie assicurative le società false per stipulare materialmente i contratti assicurativi.



I titolari di queste agenzie riscuotevano i profitti, dividendo i guadagni con i capi. E le compagnie assicurative ovviamente, erano ignare di tutto. In carcere sono finiti Umberto e Vincenzo Ambrosio, mentre tutti gli altri ai domiciliari.