Allarme di Dia e Procura antimafia sui killer ragazzini allevati nei «quartieri-Stato»

Allarme di Dia e Procura antimafia sui killer ragazzini allevati nei «quartieri-Stato»
di Gigi Di Fiore
Giovedì 6 Agosto 2015, 08:40
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C’erano una volta i «quartieri-Stato». Il primo a definirli così fu il giudice napoletano Corrado Guglielmucci. Si riferiva a Forcella, alla famiglia camorristica dei Giuliano di seconda generazione. E scriveva: «I traffici illegali, sempre prontamente adeguantesi alla domanda di beni destinati al consumo della società del disimpegno (stupefacenti, audiovisivi, lotterie clandestine, falsi di cosiddetti prodotti firmati) costituiscono l’asse portante dell’economia del quartiere stesso. Si tratta di un crimine del benessere».



Erano gli anni Ottanta del secolo scorso, sono passati quasi 30 anni. Forcella, il centro storico, la Sanità, i Quartieri spagnoli sono oggi sotto assalto di giovani leve criminali che cercano spazi. Quarta e quinta generazione rispetto a quei fratelli Giuliano di Forcella diventati tutti collaboratori di giustizia, ma anche rispetto a quel Peppe Misso della Sanità anche lui pentito. Gruppi flessibili e in continuo rimescolamento, in assenza di riferimenti di un clan camorristico stabile.



E questo rende assai più difficili le indagini. Lo hanno scritto anche i magistrati Francesco Curcio, Maria Vittoria De Simone e Leonida Primicerio nella recente relazione della Procura nazionale antimafia: «Tali nuovi assetti incidono sull’azione di contrasto resa particolarmente difficile dalla imprevedibilità delle condotte non inquadrabili in schemi razionali o strategie comprensibili».



Non è mafia, non sono organizzazioni criminali piramidali. Sono ventenni dalla pistola facile, con pochi pseudo-valori e cultura che si alimentano di fiction sulla camorra, di musica popolare, di tifo calcistico. Confermano ancora i magistrati della Procura nazionale antimafia: «La situazione di elevato pericolo per l’ordine pubblico è resa ancora più grave dai protagonisti di tali scenari, spesso nuove leve criminali (killer giovanissimi che si caratterizzano per la particolare ferocia che esprimono ed agiscono al di fuori di ogni regola, quadri dirigenti che fino a pochi anni fa non erano in prima linea) che scontano inevitabilmente una non ancora compiuta formazione strategica».



Schegge impazzite, insomma, che agiscono d’impeto e senza obiettivi criminali pianificati. Ammazzano per un no, come hanno fatto con il giovane meccanico Luigi Galletta. L’allarme sui «contrasti criminali» nel cuore di Napoli ha ormai almeno un anno. Lo dimostrano le relazioni ufficiali, come l’ultima disponibile della Direzione investigativa antimafia, dove si legge: «Permane una forte instabilità nel rione Forcella, a causa di tensioni tra il clan Mazzarella ed un gruppo la cui matrice criminale discende dallo storico clan Giuliano, intenzionato ad assumere il controllo dello spaccio di stupefacenti e delle estorsioni anche nel confinante rione Maddalena».



Nello stesso documento si elencavano già le famiglie Brunetti-Sibillo, insieme con gli Stolder-Ferraiuolo, come quelle di provenienza dei «giovani emergenti» decisi a scalzare il clan Mazzarella al grido di «riprendiamoci il quartiere». Già, «quartieri-Stato», cuore di controllo del territorio attraverso acquiescenze diffuse. Dice un investigatore della Dia di Napoli: «Non si fa in tempo a ricostruire la geografia dei clan cittadini, che da una costola ne sorgono altri. Piccoli nuclei anche di pochi adepti. È accaduto al Mercato. Senza referenti di peso criminale, i giovani si sentono tutti alla pari e pronti, se disposti ad uccidere senza scrupoli, a controllare lo spaccio e le estorsioni in una fetta del quartiere».



Un anno fa, il questore Guido Marino lanciò quasi una sfida alla festa della polizia: «Mi rifiuto di credere che quattro parassiti di camorristi possano avere la meglio su una popolazione come quella napoletana». Storia vecchia, nello scenario metropolitano da anni vittima di una camorra da gang flessibili e violente. Una camorra poco mafia e più delinquenza rapace, poco organizzata a reggere a lungo agli assalti di gruppi simili contrapposti. Sempre la relazione della Dia già spiegava che i gruppi emergenti di Forcella si appoggiavano al clan Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, che si allargava al quartiere Mercato nella zona delle Case Nuove controllate dal clan Caldarelli satellite dei Mazzarella. Radiografia premonitrice di ulteriori scontri e omicidi.



Aggiunge sempre lo stesso investigatore della Dia di Napoli: «I colleghi della Mobile e del nucleo operativo dei carabinieri sono costretti a lavorare sul’emergenza di omicidi continui, in aree dove manca la forza di un corpo sociale in grado di espellere da solo quei violenti».

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