Napoli, caccia all'ingegnere che pulisce i codici degli smartphone rubati

Napoli, caccia all'ingegnere che pulisce i codici degli smartphone rubati
di ​Giuseppe Crimaldi
Sabato 22 Agosto 2015, 09:00 - Ultimo agg. 09:40
2 Minuti di Lettura
Ha mille nomi: lo chiamano Ishan, Pramesh, doctor Rajendra, e c'è pure chi più semplicemente lo indica come “l'ingegnere”. Poco o nulla si sa di questo misterioso indiano che si aggira tra i vicoli della Duchesca e il corso Garibaldi, dove pare gestisca un non ben definito numero di affollatissimi call center. Ma attenzione, dietro quelle insegne in arabo e hindi di volta in volta si montano e smontano le tende del più grande laboratorio della ricettazione di smartphone, tablet ed Ipad mai visto a Napoli.



Un raffinattissimo laboratorio che diventa il terminale del lungo viaggio che fa ogni oggetto elettronico di ultima generazione rubato. Da mesi la caccia è aperta. I carabinieri del comando provinciale di Napoli guidato dal generale Antonio De Vita sono stati più volte a un passo dal raggiungere quella che è le meta dorata che segna la tappa definitiva di un cellulare di ultima generazione scippato o rapinato in città. Ma finora lui, “l'ingegnere” e i suoi fidati collaboratori sono sempre riusciti a farla franca. Forse oggi proprio grazie a questa complessa indagine dei militari dell'Arma si sta per mettere il punto fermo a quello che è diventato uno dei più fiorenti traffici illeciti della cosiddetta “criminalità predatoria” che, nel capoluogo campano, fa girare un vortice di soldi sempre maggiore.



Vedere, per credere, le ultime statistiche di scippi e rapine commessi in ogni quartiere di Napoli. Le mani di questo gruppo di indiani sono capaci di realizzare un miracolo informatico finora apparso impossibile, attreverso la clonazione dei “codici genetici” del cellulare - i cosiddetti codici Imei - fanno sì che solo poche ore dopo il furto o la rapina quei telefonini siano irraggiungibili, e perciò mai più rintracciabili, anche attraverso sofisticate ricerche investigative. Ma per spiegare bene di che cosa stiamo parlando occorrerà ricostruire passaggio dopo passaggio l'articolazione di una filiera del crimine che - per come è ormai strutturata - rappresenta un meccanismo di alta precisione.



Un motore perfetto che fa girare a mille ogni ingranaggio e ciascun pistone quasi fosse una Ferrari. Il primo anello di questa lunga catena è naturalmente legato al furto del cellulare. Che sia scippo o rapina (da tempo è dimostrato come ormai il primo oggetto del desiderio dei microcriminali siano apparecchi di ultima generazione Iphone e Samsung, solo per fare i nomi delle marche più diffuse) una volta rubato il telefonino corre verso la centrale della ricettazione di piazza Garibaldi.



CONTINUA A LEGGERE SUL MATTINO DIGITAL