Erano tutti giovanissimi, là fuori, all'esterno di una delle chiese più antiche di Napoli. Stavano lì, tra le quattro e le cinque del mattino, per un solo motivo: imporre la propria presenza, in un giorno strategico per la bassa economia criminale del posto, quando la piazza della Sanità viene raggiunta per gli acquisti al minuto di hashish e marjuana. Eccolo il movente dell'ultimo agguato di camorra a Napoli, quello che ha tolto la vita a un diciassettenne provocando l'incubo di nuovi lutti. Voleva fare il pizzaiolo, era pronto a risalire la china, grazie al regime di «messa alla prova» che gli aveva imposto il giudice. Tentate rapine e resistenza a pubblico ufficiale, sono i precedenti di polizia che avevano reso Gennaro Cesarano un personaggio «noto alle forze di polizia» a dispetto della sua giovane età.
Ieri mattina, era lì all'esterno della chiesa, assieme a un gruppetto di una decina di persone.
Sono piazze cittadine, di prossimità, che si organizzano spesso in modo estemporaneo, attorno a una panchina o a un marciapiede. Vengono rifornite dai cartelli criminali che hanno rapporti con grossisti e narcotrafficanti. Qui alla Sanità lo scenario è confuso, ma non impossibile da decifrare: ci sono i Sequino-Esposito, che un tempo hanno avuto rapporti con i Misso (con cui c'era anche un rapporto di parentela), mentre la zona è assediata da altri due cartelli criminali: quelli dei Lo Russo (radicati tra Miano e Capodimonte) e quelli provenienti da Forcella.