«Napoli, la Campania, il Mezzogiorno. Perché no?». Prezioso su Bagnoli: «Ricorsi del Comune? Aspettavamo altro». Gelo in sala

«Napoli, la Campania, il Mezzogiorno. Perché no?». Prezioso su Bagnoli: «Ricorsi del Comune? Aspettavamo altro». Gelo in sala
di Gerardo Ausiello
Giovedì 26 Novembre 2015, 16:01 - Ultimo agg. 27 Novembre, 08:48
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La rottura si consuma in pochi istanti, sotto gli occhi del ministro Delrio e del presidente di Confindustria Squinzi, seduti in prima fila. E si consuma su Bagnoli, quando il presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Ambrogio Prezioso, in un passaggio della sua relazione all’assemblea annuale boccia senza appello la decisione del Comune di impugnare la nomina del commissario: «Dopo un anno di attesa dal primo annuncio del governo, si è insediato un commissario. Alla luce delle modifiche di legge che consentono la presenza del Comune nella cabina di regia, ci saremmo aspettati non più ricorsi giudiziari ma immediata cooperazione con le altre istituzioni per assicurare finalmente il decollo dell’area». Gli imprenditori presenti in sala concordano, tanto che scatta subito l’applauso.

L’unico a non applaudire è il sindaco Luigi de Magistris. Che non batte le mani neppure quando Prezioso conclude la relazione e torna a sedersi. Così nell’auditorium Rai cala il gelo. Poco dopo l’ex pm si alza e lascia l’assemblea in anticipo. Non prima, però, di aver lanciato bordate contro Prezioso: «Sembrava più un programma elettorale che una relazione, dalla quale sono rimasto un po’ deluso perché non si è fatto alcun cenno alla questione morale e perché in un consesso così autorevole si dovevano sottolineare luci e ombre della città, invece sembrava quasi che è tutto buio. Rivendico con orgoglio il ricorso. Nonostante lo scempio affaristico di una commistione inqualificabile tra politica, affari e prenditori di questa città siamo pronti a ripartire da un anno su Bagnoli dopo aver costruito un piano, condiviso con la città e con le forze produttive, che non salvaguardia cricche, oligopoli e i soliti imprenditori noti. Quel ricorso è in difesa della democrazia, della città e contro i poteri speciali che hanno massacrato questo Paese, una commistione pubblico-privata inquietante mai vista. Abbiamo capito tanto anche da questa relazione su chi c’è dietro quel commissariamento, mi sento ancora più motivato a proseguire lungo quella strada, non consentiremo a nessuno di mettere le mani su Bagnoli per fare speculazioni, affari e rimpinguare le tasche di qualche solito noto, mi faccio garante di tutto ciò. Ci metto la mia faccia e il mio corpo». Parole pesanti, che spingono Prezioso a precisare il senso del suo discorso: «Abbiamo semplicemente spiegato la nostra idea di futuro della città e di come organizzarlo. Peraltro ripetendo cose che sosteniamo da sempre. E abbiamo riepilogato le cose che sono state fatte e quelle che non sono state fatte».

De Magistris è andato via, ma la tensione resta alta. Perché, durante la tavola rotonda moderata dal direttore de Il Mattino Alessandro Barbano, a sposare la linea di Prezioso è anche il presidente della Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Antonio D’Amato, che aveva sostenuto de Magistris nel 2011 ma da cui ha poi preso le distanze: «Ho sentito dire in modo accattivante al sindaco, che non vedo in sala, che la nomina del commissario è un provvedimento contro la città.

Vorrei ricordargli che rimandare lo sviluppo in territori affamati come il nostro non è possibile e non è accettabile. Non possiamo perdere altri vent’anni a discutere, dobbiamo subito rimboccarci le maniche».