«Così abbiamo provato a fermare la corsa del dj»

«Così abbiamo provato a fermare la corsa del dj»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 29 Luglio 2015, 11:37 - Ultimo agg. 15:10
3 Minuti di Lettura
Una manciata di minuti impossibili da rimuovere dalla propria coscienza, attimi surreali in cui - assieme agli amici - ha cercato di evitare che il destino si compiesse. Parla l’autore del video che riprende la corsa del dj a bordo della propria auto - tra venerdì e sabato notte - il ragazzo che ha avuto la fermezza di filmare una parte di corsa contro mano, culminata nella morte di un agente di commercio, il 48enne Aniello Miranda, e della fidanzata dell’autista killer, la 22enne Livia Barbato.



Un verbale che conferma le immagini pubblicate sul sito di Repubblica e che offre alcune conferme nel corso delle indagini che tengono in stato di arresto il dj Aniello Mormile. Duplice omicidio volontario, il gip Claudio Marcopido conferma la prima ricostruzione della Procura di Napoli sull’intenzione di Mormile di cercare o comunque di non evitare l’impatto con altre auto, decidendo di invertire il senso di marcia e spegnere i fari. E le testimonianze raccolte finora sembrano dare forza alla ricostruzione investigativa. Inchiesta condotta dal pm Salvatore Prisco, in forza al pool del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, c’è l’esigenza di ricostruire tutti i tasselli di una vicenda che resta per molti versi misteriosa. Un caso che fa i conti con una strana forma di omertà da parte delle persone riconducibili al dj e alla sua fidanzata rimasta uccisa a causa della manovra kamikaze.



Poche informazioni raccolte dalla polizia giudiziaria, tante alzate di spalle da parte di amici o conoscenti della coppia. Scarsa collaborazione, stesso atteggiamento assunto dal dj che non ha ritenuto opportuno dinanzi all’autorità giudiziaria di motivare la scelta di spegnere i fari e invertire la rotta. Un atteggiamento processuale che ha sollevato non poca perplessità in seno a giudice e inquirenti, come emerge dallo stesso provvedimento cautelare adottato due giorni fa.



Scrive il gip Marcopido: non c’è una spiegazione alternativa all’omicidio volontario (o con il dolo intenzionale), anche in mancanza di una versione fornita dal diretto interessato. Tradotto in linguaggio corrente, la domanda che si pongono gli inquirenti è questa: possibile che il 29enne non senta l’esigenza di offrire un minimo di contributo dopo aver provocato la morte della fidanzata e di un padre di famiglia? Difeso dai penalisti Ornella Ponticelli e Gaetano Porto, ora «Nello» Mormile attende gli esiti degli accertamenti irripetibili, a partire dagli esami tossicologici e dell’autopsia sul corpo della fidanzata.



Intanto, proprio alla luce delle immagini raccolte, si comprende l’impossibilità dell’agente di commercio di schivare la Clio guidata dal dj: l’auto del 48enne era coperta da un furgoncino, che devia appena sbuca la vettura a fari spenti; nessun margine di manovra era possibile all’agente di commercio per evitare l’impatto. Un crash fatale. Ma sono diversi i filoni da approfondire. Tante le piste battute in queste ore. La Procura sta rintracciando tutti gli automobilisti che hanno percorso quel tratto dalla barriera Astroni a Fuorigrotta, con l’ausilio delle tracce lasciate ai telepass o delle immagini delle telecamere.



Anche su questo versante si leva l’appello degli inquirenti che chiedono agli autisti che hanno incrociato il dj di fornire la propria testimonianza sulla condotta dell’uomo al volante contro mano. E non è tutto. Si scava per forza di cose anche nella vita privata del 29enne e della sua fidanzata rimasta uccisa: in queste ore, la Procura ha infatti deciso di acquisire le pagine di facebook nel tentativo di verificare eventuali momenti di dissidio tra i due giovani amanti. Verifiche doverose, specie di fronte alla cortina di silenzio calata su questa storia da parte dei diretti interessati.