Jovanotti al San Paolo, tutti i 40mila a caccia di emozioni

Jovanotti al San Paolo, tutti i 40mila a caccia di emozioni
di ​Stefano Prestisimone
Lunedì 27 Luglio 2015, 10:59 - Ultimo agg. 11:04
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C’è chi era lì dalla primissima mattina, chi ha viaggiato per molte ore partendo all’alba da Calabria, Lucania o Molise per essere in fila alla biglietteria in tempo utile, chi si è goduto le prove dall’esterno, cominciate intorno alle 13. Chi era lì per Jovanotti, ma anche «per emozionarsi nel ricordi di zio Pino», come dice un gruppo di ventenni in cammino a torso nudo da Soccavo a Fuorigrotta.



Pubblico eterogeneo, trasversale, dai giovanissimi ai 60enni, dai ragazzotti con l’aria da scugnizzi alle signore in vestito di lino. Jovanotti mette d’accordo tutti. Ci sono i grandi tir bianchi del tour accanto all’entrata degli spogliatoi del Napoli, mentre dalla parte opposta campeggia il bus gigantesco in stile «motorhome» dei gran premi con la foto di Lorenzo in tuta da motociclista e la scritta 2015cc, come i centimetri cubici delle moto di cui il cantautore è grande fan. C’è la fila per farsi le foto davanti al bus, chi a piedi, chi in moto. Ci sono madre e figlia che si fotografano a turno prima di un selfie in coppia. Il bus dalla parte opposta è un mega negozio viaggiante di mercandising autorizzato, dove c’è davvero di tutto: dalle spillette alle maglie di ogni colore e tipo, cappelli, fasce, dischi, dvd, naturalmente preso d’assalto. Arriva una famiglia intera, padre, madre e tre figli, piccola carovana domestica. «Io sono qui per provare a rivivere le emozioni del ’94, del concerto in trio con Pino e Eros – dice il capofamiglia - lo so che è un attacco di nostalgia ma al cuore non si comanda. Lorenzo l’ho visto anche nel ’98, qui al San Paolo, quando fu ospite di un concerto di Pino Daniele. Mia moglie è una sua fan, così come i miei figli: anche loro però sono cresciuti con le canzoni del nostro Lazzaro felice nello stereo di casa. E naturalmente aspetto “Yes i know my way”, uno dei miei pezzi preferiti, anche se so che alle prime note di “Quanno chiove” mi commuoverò».



Bagarini con biglietti da vendere e da comprare spuntano ovunque, all’uscita della tangenziale di Fuorigrotta, al centro della strada e con le macchine che la sfiorano di continuo, c’è una signora 40enne che vede sciarpe e fascette per capelli. Perché ovviamente il mercato parallelo è colossale, con decine di bancarelle. Così come imperversano le paninoteche mobili. Verso le 16,15 subito dopo l’apertura dei cancelli, sono tante le persone sugli spalti. Alle 18 arrivano i pulmini stracarichi dalla provincia napoletana.



«È un evento, questo non è un concerto come gli altri – dice Luigi, 50 anni, del centro storico - ci sarà un momento in cui l’anima di Pino Daniele sarà davvero vicinissima a tutti noi. Salire sul palco con Eros Ramazzotti e con Senese a fare da vice-Pino è stata una grande idea commerciale ma anche un atto d’amore per Napoli e per il suo grande amico che da lassù ci manderà un bacio. Bravo Lorenzo, canteremo tutti assieme a te». I ritardatari si affrettano: alle 19,30 lo stadio è quasi pieno: alla fine saranno in 40 mila circa.



Dalla metro di Piazzale Tecchio escono ancora decine di ragazzi che camminano sveltissimi verso l’ingresso: «Ci siamo, ci siamo, non potevamo mancare – dicono con il fiatone - sarà una bellissima festa, il concerto di Lorenzo è gioia pura. Poi ci sarà il momento della commozione, ma quello in fondo lo aspettiamo tutti. Sappiamo che su “Napule è” si aspettano la partecipazione del pubblico, che è scontata. Anzi, credo la lasceranno cantare solo a noi, almeno così ci piacerebbe che accadesse. E ovviamente i versi sul megaschermo non serviranno, tutti a Napoli la conoscono a memoria». Alle 20 ormai si attende solo l’inizio, alle 21 c’è elettricità nell’aria e arrivano i cori da stadio. Si comincia.