Napoli. Scontri in diretta tv, Riotta: «Minacciati da giorni». Malika Ayane: io fuori posto

Napoli. Scontri in diretta tv, Riotta: «Minacciati da giorni». Malika Ayane: io fuori posto
di ​Davide Cerbone
Giovedì 23 Luglio 2015, 08:58 - Ultimo agg. 16:00
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Era venuto per scandagliare la Napoli che va, spingendo lo sguardo oltre quella che non va. «Sono tornato a fare il cronista», dice con soddisfazione Gianni Riotta, che martedì sera in piazza Municipio, scelta come set della seconda puntata della trasmissione tv «Parallelo Italia» (Rai Tre) ha vissuto una serata difficile. Ma il giorno dopo gli tocca passare dall'altra parte.







E si sa, quando il cronista diventa protagonista non è mai una cosa buona. «Avevamo ricevuto minacce per 48 ore e lo avevamo fatto presente alle autorità politiche e alle forze dell'ordine. Ci avevano detto che potevamo stare tranquilli», racconta Riotta all'indomani della diretta che ha avuto come sottofondo i fischi, i cori e le urla di un gruppo di disturbatori che invocavano a gran voce lavoro stabile e reddito di cittadinanza. Le intemperanze iniziano subito.



Prima un manifestante prova a guadagnare il palco ma viene bloccato, poi sale il volume degli schiamazzi. Il conduttore si districa come può e a chi grida «Vergogna!» ribatte: «Una vergogna è non permettere una discussione libera». Il punto di non ritorno, però, si raggiunge con l'esibizione della cantante Malika Ayane, quando sul palco piomba una bottiglia di plastica. A quel punto, la Ayane molla il microfono, la musica si ferma e il conduttore prende la parola. «Abbiamo fatto giorni e giorni di trattative con tutte le autorità. Hanno fallito», sentenzia. Non prima di essersi scagliato contro le forze dell'ordine con parole che la diretta non rivela: «Non siete riusciti a difendere i miei ospiti, sono stati presi a bottigliate!».



Una mezz'ora dopo la fine delle ostilità, alle 23.37, lo sfogo su Twitter: «Pensavamo di essere un think show siamo un fight show. @ParalleloItalia si scusa con @malikayane per la violenza degli intolleranti». Il giorno dopo c'è la calma per riavvolgere il nastro e raccontare una vigilia più che promettente: «Da giorni sui social media c'era un tam tam che faceva prevedere tensioni. Anche da vicino ci avevano detto: “Verremo e faremo casino”». Parola mantenuta: dopo essersi annunciati, gli agit prop si sono materializzati già dal pomeriggio di martedì. «I colleghi della redazione li hanno avvicinati persone per chiedere se volevano intervenire. La risposta provo a dirgliela in napoletano, come loro: “Nuje 'o facimm' 'e mestiere”. Non so chi fossero e non lo voglio sapere - risponde il giornalista, conservando a fatica l'aplomb che lo contraddistingue - ma è venuta fuori una trasmissione inascoltabile, rovinata dalle urla e dai fischi e da un clima di tensione che ha condizionato gli ospiti. Tutto questo alla presenza di tanti agenti delle forze dell'ordine».



Secondo Riotta l'ordine pubblico in piazza non è stato gestito bene. «Era chiaro sin dal pomeriggio che le misure prese non erano sufficienti. Un ufficiale alla fine mi ha domandato, sorridendo: “Che voleva, le maniere forti?”. No, desideravo soltanto che le maniere forti non venissero usate contro di me e la signora Ayane. Se poteva succedere in qualunque altro posto? Sì, ma questo non dev'essere un alibi per far finta che non sia successo a Napoli. E lo dico da uomo del Sud che ama in modo particolare la vostra città», spiega Riotta, che poi su Facebook aggiunge: «Ora siamo finiti noi sotto accusa - scrive -. Ho imparato una nuova cosa sul degrado del mio Sud e purtroppo non parlo solo dei facinorosi violenti di professione».



Intanto, mentre la notizia rimbalza da una parte all'altra del web fino a diventare un caso, la polizia, che continua ad indagare sull'accaduto, identifica e denuncia tre militanti dell'estrema sinistra, ultra-quarantenni, aderenti al gruppo Reddito minimo di inserimento e già denunciati in passato. «Non ci voleva Sherlock Holmes per prendere quello che ha tirato la bottiglia: ci sono dozzine di testimoni, su Twitter c'è la sua foto, si conosce il suo nome, la sua famiglia», commenta sarcastico il probabile prossimo direttore del Tg3. Ma la versione del Comitato campano per il reddito minimo garantito è diversa: «La produzione del programma ci aveva promesso un intervento, invece non ci è stato dato spazio. Chiediamo scusa a Malika Ayane, la bottiglietta (vuota) non era indirizzata a lei ma a Riotta e ai suoi ospiti».



Mario Coppeto, presidente della V Municipalità, l'altra sera era in piazza: «Dibattito scadente e vergognosi contestatori - scrive su Facebook -. Si poteva evitare la degenerazione facendo parlare un rappresentante dei gruppi sociali». Sull'episodio i parlamentari del Pd Amendola, Anzaldi (segretario della commissione di Vigilanza Rai) e Marcucci (presidente della commissione Cultura del Senato), annunciano un'interrogazione parlamentare al ministro degli Interni Alfano. «Bisogna capire se si può ancora fare inchiesta al Sud», dice Riotta.