Napoli. Fuori gli «imboscati» dagli uffici: i vigili urbani tornano in strada

Napoli. Fuori gli «imboscati» dagli uffici: i vigili urbani tornano in strada
di Paolo Barbuto
Sabato 21 Novembre 2015, 14:56 - Ultimo agg. 20 Novembre, 12:35
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Napoli è una città difficile, governarla con 1761 vigili è un’impresa; se poi ce ne sono 519 che hanno limitazioni nel lavoro in strada o possono svolgere solo servizio in ufficio, perché glielo ha detto il dottore, beh, allora diventa tutto più difficile. A meno che...



A meno che un giorno qualcuno decida di chiedere al medico se le limitazioni imposte nel lavoro sono così stringenti come sostengono i vigili, oppure c’è una maniera alternativa, nel rispetto dei problemi di ciascuno, per utilizzare il personale. La domanda l’ha posta il comandante dei vigili, il colonnello Ciro Esposito, allo stesso ufficio che scrive i certificati dei vigili, e ha scoperto che le «limitazioni» non sono poi così stringenti. Così è partita una piccola rivoluzione che a molti, ovviamente, non piace.



Il fatto è che nei faldoni del comando sono custoditi certificati medici che sembrano usciti da un film comico. C’è ad esempio, il vigile che può prestare solo servizio interno, senza uscire dalle mura dell’ufficio, però allo stesso tempo può stare solo pochi minuti al giorno davanti al computer e non può nemmeno rispondere al telefono del centralino: quale sarà la patologia che ti vieta di alzare la cornetta? C’è, poi, quell’altro vigile al quale è stato prescritto il divieto di sedersi alla guida di un’auto della polizia municipale; qui c’è una sottigliezza perché quel vigile la sua automobile personale può guidarla a piacimento, è proprio quella con la scritta «polizia municipale» che gli è vietata: che malattia avrà? C’è, ancora, quell’altro agente al quale non solo è vietato guidare l’auto dei vigili, ma non può nemmeno viaggiare come passeggero, niente di niente. Si arriva, addirittura, al caso limite del poliziotto municipale al quale viene revocato il permesso di tenere la pistola e per il quale viene chiesto di evitare il contatto con il pubblico: ma una persona con queste caratteristiche può realmente fare il vigile?

Di fronte alla valanga di certificati, il comandante ha deciso di fare chiarezza. E chiarezza è arrivata, a firma di Maria Triassi, direttore del dipartimento di sanità pubblica della Federico II. Tre i temi sul tavolo: i problemi a lavorare dove c’è molto chiasso, la difficoltà nello stare fermo in piedi per lungo tempo, le mansioni che possono essere svolte da chi effettua solo «servizio interno».





Sul tema del rumore il documento precisa che i vigili che hanno questo tipo di limitazione possono sopportare il caos fino a 60 decibel che è quello di una strada. Ovvio che momenti di grande traffico possono elevare il contenuto di decibel nell’aria ma il rientro in ufficio deve arrivare solo in quel caso.

Anche sul fronte della difficoltà a stare in piedi c’è stata chiarezza. Attualmente chi ha questa limitazione svolge tre ore di servizio in strada e poi trascorre le rimanenti tre ore di lavoro seduto da qualche parte. L’università ha chiarito, invece, che le restanti tre ore del servizio non possono essere svolte da fermo in piedi, ma se un vigile passeggia può tranquillamente rimanere per strada.

Infine, spiega la professoressa Triassi, gli «idonei al servizio interno» non sono prigionieri delle mura degli uffici. Fino ad ora, spesso, si rifiutavano anche di fare turni di guardia, talvolta di rispondere al telefono: la relazione spiega che questo personale può tranquillamente svolgere turni di guardia, può addirittura rispondere al telefono e non può rifiutarsi di «effettuare brevi uscite dal perimetro del Comando o della Stazione per esigenze di servizio».

Queste precisazioni hanno consentito di rivedere la gestione del personale con limitazioni e produrrà immediati effetti anche sulla vita della città. Pensate, ad esempio, che il solo recupero in strada dei 209 vigili che passavano tre ore nel traffico e tre ore in ufficio, consentirà di tenere, per le vie di Napoli, molto più personale. Trasformando il tempo trascorso in ufficio in momenti di «movimento», ad esempio per controllare le auto in sosta vietata, si ottengono oltre duemila ore al mese di presenza in più in strada: è come se ogni giorno ci fossero sessanta agenti in più a disposizione. Un risultato non indifferente.

Era stata prospettata anche un’altra soluzione per i 500 vigili con limitazioni al servizio: con un cambiamento del regolamento interno della polizia municipale c’era la possibilità di spostare quel personale ad altri uffici dell’amministrazione comunale. Ma si è immediatamente posta una questione etica: uscire dal Corpo della municipale avrebbe causato un drastico taglio alle buste paga di quei dipendenti. I vigili, difatti, rispetto agli altri dipendenti comunali, hanno molte voci in più nello statino paga, si va dalla «vigilanza» che pesa per circa settanta euro, alla «turnazione» che vale mediamente 150 euro, alla «produttività» per la quale arrivano circa cento euro al mese, ai domenicali che portano circa quaranta euro. A conti fatti un taglio in busta paga di quasi 350 euro lordi al mese che, su uno stipendio di 1.600 euro pesano in maniera poderosa.



Ecco, allora, che è stata cercata un’altra strada. Il comandante Esposito ne spiega i dettagli nell’intervista della pagina accanto: non vuole essere una punizione ma solo una maniera per valorizzare tutto il personale. Lui lo dice con convinzione, però i vigili coinvolti non la pensano esattamente così.

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