Cosentino, nuovo ordine di arresto: favori nel carcere di Secondigliano

Cosentino, nuovo ordine di arresto: favori nel carcere di Secondigliano
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 29 Aprile 2015, 10:35 - Ultimo agg. 30 Aprile, 12:07
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Nuovo ordine di arresto per Nicola Cosentino, con l'accusa di corruzione legata alla sua permanenza nel carcere di Secondigliano, penitenziario dal quale è stato recentemente trasferito.

L'accusa è di corruzione, stessa ipotesi di reato per un agente penitenziario (Umberto Vitale, destinatario della stessa misura cautelare), a carico del cognato di Nicola Cosentino (Giuseppe Esposito, anch'egli arrestato) e della moglie dell'ex parlamentare (a sua volta destinataria di un obbligo di soggiorno nel comune di residenza)

Secondo l'inchiesta Cosentino, prima e soprattutto dopo il suo arresto avvenuto il 3 aprile 2014, ha intrecciato rapporti con agenti del Corpo della Polizia Peniteniziaria tali da permettergli di ottenere trattamenti di favore durante la sua detenzione a Secondigliano.

Ed ancora, alcuni agenti sarebbero stati remunerati in denaro o con assunzioni di parenti, al fine di far pervenire al detenuto Cosentino messaggi dei suoi congiunti, facendogli recapitare beni ed utilità varie. Addirittura a Cosentino sarebbe stato consentito di circolare liberamente all'interno del carcere, nelle ore notturne.

Trentasi gli incontri censiti dalla Dda, sia monitorati che filmati, con un cognato del Cosentino, mediante i quali un poliziotto penitenziario, che abita in territorio di Succivo, riceveva i documenti ed i beni da far giungere a Cosentino in carcere.

Inchiesta condotta dalla Dda del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dai pm anticamorra Fabrizio Vanorio e Alessandro D'Alessio (inchiesta a cui ha preso parte anche Antonello Ardituro, oggi al Csm). Decisiva una perquisizione in cella dove venne sequestrato un iPod nella disponibilità di Cosentino. Sarebbe emerso un sistema organizzato dall'interno del penitenziario per stabilire contatti con l'esterno.

Le indagini sono state condotte dai carabinieri del comando provinciale di Casera, guidato dal colonnello Giancarlo Scafuri.

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