Operaio Fiat Nola in cig da 6 anni, sesto giorno senza cibo e medicine. Interviene la Chiesa

Operaio Fiat Nola in cig da 6 anni, sesto giorno senza cibo e medicine. Interviene la Chiesa
di Pino Neri
Martedì 26 Agosto 2014, 13:00 - Ultimo agg. 20:59
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Nola. La sofferenza per un lavoro che non c'è da anni e quella per una vita complessivamente troppo difficile e tormentata. Due facce della stessa medaglia che si alimentano reciprocamente e che hanno spinto Antonio Frosolone, 49 anni, operaio della Fiat di Nola in cassa integrazione dal 2008, al quinto giorno consecutivo di sciopero della fame.



E' questa la sensazione che hanno avuto i sacerdoti che si sono recati in visita a casa di Antonio, a Varcaturo, don Aniello Tortora e don Peppino Gambardella, rispettivamente responsabile della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Nola e parroco della chiesa madre di Pomigliano, la chiesa di San Felice in Pincis. I due uomini di chiesa hanno espresso il loro sostegno al cassintegrato del reparto logistico, che nel frattempo ha anche interrotto le cure farmacologiche nonostante sia cardiopatico.

"Ha perso dieci chili in cinque giorni - racconta don Peppino, parroco di una Chiesa molto militante sul fronte del lavoro e dei diritti inviolabili - e poi mi ha molto impressionato il fatto che mi abbia letto un passo della bibbia che parla dell'uomo oppresso dalla prepotenza, quella stessa prepotenza che oggi costringe tanti lavoratori, precari, cassintegrati, disoccupati, a una non vita, a una schiavitù disumana. Antonio in questo momento sta facendo un percorso molto complesso che nasce dalla sofferenza. Gli siamo tutti vicini: io sto pregando ogni giorno per lui. Non dormo quando penso a lui".



Per qualche giorno Antonio Frosolone non aveva dato notizie di sé. Ma alla fine sono giunti a casa sua i parroci e alcuni amici e colleghi, anche le figlie e la moglie, dalla quale è separato, e il fratello, che l'operaio non vedeva da anni. Quindi stamane il 49enne ha scritto un comunicato via Facebook. "Oggi è il quinto giorno del mio percorso - le parole testuali di Antonio - ringrazio i miei fratelli in Cristo don Aniello e don Peppino, sono stati l'acqua per la mia anima, i mie colleghi per l'affetto che mi stanno dimostrando, il mio angelo custode Tommaso. Ieri sera ho bevuto un po' d'acqua. Mi sento un pochino debole stamattina. Ho riacquistato mio fratello Alfredo, ieri siamo stati insieme, erano anni che non succedeva".



Antonio Frosolone non è un semplice operaio. E' anche un militante politico e sindacale. Tante le lotte a cui ha partecipato, sia quando lavorava alla Fiat di Pomigliano che quando è stato trasferito in quello che lui e gli altri suoi compagni di militanza definiscono "il reparto confino di Nola", impianto realizzato nel 2008 ma mai decollato. Ammontano a oltre 300 i lavoratori di Pomigliano che sono stati mandati qui ma che sono stati subito messi in una cassa integrazione che appare per molti senza vie d'uscita. "Sì al lavoro e alla solidarietà - commenta intanto don Aniello Tortora, che oltre a rappresentare il vescovo Beniamino De Palma nelle questioni sociali è anche parroco della chiesa del Rosario a Pomigliano - la Chiesa - continua don Aniello - come sempre anche in questo momento di difficoltà per il carissimo amico Antonio è vicina alla sua situazione particolare e lancia un appello accorato alla politica e al mondo delle imprese perché la persona umana nella dignità sia sempre più al centro delle loro preoccupazioni e attenzioni: basta con le chiacchiere e l'assistenzialismo, la gente non ce la fa più. Solo il lavoro vero può restituire autentica umanità a questa vita. E un appello ad Antonio: insieme ce la faremo e ce la farai!".



La Chiesa di Nola rivolge un messaggio alla Fiat sulla questione dei tanti cassintegrati, sono circa 3000 a Pomigliano, compreso l'indotto di Nola e di Poggioreale: "Che tutti gli operai rientrino al più presto in fabbrica ".

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