Osservatorio Vesuviano, riapre la sede storica con un nuovo percorso museale

Osservatorio Vesuviano, riapre la sede storica con un nuovo percorso museale
Giovedì 21 Maggio 2015, 20:23
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Riapre la sede storica dell'Osservatorio Vesuviano, della sezione di Napoli dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), e inaugura un nuovo percorso museale. Il primo Osservatorio vulcanologico al mondo riapre il 23 maggio dopo 12 mesi di ristrutturazione e restauro. Per l'occasione, festeggia anche il riconoscimento come sito di rilevanza storica internazionale per la fisica appena avuto dalla Società di Fisica Europea.



Per il presidente dell'Ingv Stefano Gresta, «sarà una giornata importante per l'Istituto da sempre attento alla diffusione della cultura scientifica nell'ambito delle scienze della Terra, utilizzando come forte attrattore i vulcani e i fenomeni connessi con la loro attività». Fondato 174 anni fa da Ferdinando II di Borbone per studiare l'attività del vulcano in modo continuo, l'Osservatorio Vesuviano è situato a 608 metri di quota tra Ercolano e Torre del Greco. Presso il nuovo allestimento saranno espose collezioni uniche al mondo: lettere, telegrammi, taccuini di campagna, strumentazioni e attrezzature che venivano utilizzate per studiare i vulcani, spesso ideate e fatte realizzare dagli scienziati che lavoravano all'Osservatorio, come Melloni, Palmieri.



Il recupero delle numerose collezioni storiche, spiega l'Ingv, ha permesso di arricchire anche l'offerta didattica con oggetti e documenti fortemente legati alla storia dell'Osservatorio Vesuviano e alla sua attività. «Ne sono esempi le collezioni di medaglie di lava, gli strumenti di misura, ma anche la ricca documentazione storica e iconografica, che saranno fruibili anche in formato digitale» rileva il direttore dell'Osservatorio Vesuviano, Giuseppe De Natale.
Alle collezioni storiche anche opere moderne realizzate degli allievi dell'Accademia tedesca di Arte di Karlsruhe, dell'Accademia d'Arte di New York e delle facoltà di Architettura del Politecnico di Zurigo e dell'università di Amburgo.
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