«Alberi a rischio»: chiude il parco di Capodimonte | Foto

«Alberi a rischio»: chiude il parco di Capodimonte | Foto
di Luigi Roano
Lunedì 6 Luglio 2015, 09:38 - Ultimo agg. 09:45
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«Il parco è chiuso per verifica alberi pericolanti». Il solito foglio A4 scarabocchiato respinge - di domenica mattina, la prima del mese quella che attrae più visitatori perché il museo dell’annesso parco è gratis - e delude gli avventori del Real Bosco di Capodimonte, nel 2014 risultato il più bello d’Italia. Aperta invece la parte per accedere al museo stesso, malgrado anche da quel lato ci siano centinaia di alberi. Chissà perché quella zona non chiude mai e le piante godono di grande salute.







C’è il pericolo di caduta degli alberi però stanno sorgendo all’interno del bosco, sui viali, tre edifici enormi, all’insaputa dei napoletani e sotto l’egida della Soprintendenza che gestisce il bosco stesso. Un progetto mai presentato alla città che ha visto cacciare via i 150 ragazzi del semiconvitto della scuola Bellaria per costruirvi una fagianeria. Poco distante altri due edifici che tirati su in qualsiasi parte di Napoli avrebbero fatto gridare allo scandalo, perché sembrano degli ecomostri. Del resto, è impossibile definirli in maniera diversa in un simile contesto. E molti si interrogano, senza avere risposte, a chi serviranno e a cosa serviranno.



Quanti dunque ieri hanno dovuto rinunciare alla passeggiata? Quanti bimbi hanno dovuto riporre le loro bici? Quanti turisti hanno fatto marcia indietro e sono rimasti con il ricordo che a Napoli, in fondo, basta poco, forse un albero, per rovinare tutto? Migliaia e migliaia, perché il Real Bosco la domenica è una festa di popolo gratis, raccomandata da tutte le guide internazionali. Più di cento ettari di estensione, di gran lunga il polmone verde più grande della città, 5 vialoni che si intrecciano tra loro svelando angoli e pezzi di storia, residenze reali e tanto altro. Li dentro, per esempio, furono fucilati dai nazisti molti martiri delle «Quattro giornate di Napoli». Una magia il bosco di Capodimonte con i suoi olmi, querce, tigli, cipressi, pini, castagni, tutti secolari. Per non parlare di una fauna unica, tutto a portata di mano, tutto gratis. Però, quella che è un’autentica edenlandia delle famiglie, anche delle comunità straniere, è off limits.



Basta la caduta di una albero, o una simile eventualità, per negare il parco più amato ai napoletani? Circoscrivere la parte inagibile non sarebbe stato meglio? E poi ci si accorge del pericolo il 5 luglio? Se le cose stessero così, significherebbe fare le verifiche su tutti e cento ettari del Real bosco che correrebbe il rischio chiusura per tutta l’estate.

I tanti frequentatori del sito sanno bene che durante l’autunno e l’inverno accedervi è come fare un terno al lotto di quelli buoni. Un andazzo, quello della chiusura, - fuori di metafora - che nella sua ripetitività suscita molti dubbi sulla gestione del bosco. Perché la sostanza della vicenda è questa: sarà pure il più bello d’Italia, ma è quasi sempre inaccessibile. Quando non c’è il pericolo degli alberi, basta una allerta meteo per serrare i cancelli. Ed evitare anche di fare le verifiche, tanto c’è il bollettino della Protezione civile a deresponsabilizzare i gestori del bosco.



Eppure la manutenzione - con tutta la gente che vi lavora - dovrebbe essere garantita a prescindere se si considera che all’interno del bosco insiste l’Istituto Caselli, la scuola di ceramica famosa nel mondo, con centinaia di studenti. Insomma, cosa sta succedendo al real bosco? «Una delusione enorme - racconta Fulvio Frezza vicepresidente del Consiglio comunale - è l’ennesima dimostrazione di inefficienza di chi gestisce un bene pubblico di quella rilevanza che deve essere al servizio dei napoletani. Senza considerare il danno di immagine alla città con i tanti turisti delusi». Frezza punta l’indice in maniera decisa: «L’orario di accesso è molto vincolante, si entra intorno alle 8 e si deve uscire poco dopo le 19. Anche questo un tema di discussione. E poi c’è un’antitesi chiara tra l’eccessivo zelo della gestione all’interno del parco e la strafottenza per il confine esterno: sta crollando un muro e sono mesi che la Soprintendenza non riesce a produrre uno straccio di strategia per evitare il disagio».
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