Il pm Ardituro: «Pen drive sparita per una trattativa con Zagaria? Non lo escludo»

Michele Zagaria al momento dell'arresto
Michele Zagaria al momento dell'arresto
Giovedì 6 Agosto 2015, 13:02 - Ultimo agg. 15:24
1 Minuto di Lettura
«L'ipotesi di un dialogo tra Zagaria e apparati dello Stato va valutata con attenzione, non è da escludere»: lo dice a «l'Espresso» Antonello Ardituro, magistrato di punta del pool anticamorra per quasi dieci e ora consigliere del Csm. Al centro del mistero c'è Michele Zagaria, l'ultimo padrino di Gomorra catturato il 7 dicembre 2011, dopo una latitanza durata 16 anni.



La vicenda della pen drive scomparsa dal covo del latitante è il mistero su cui la procura di Napoli vuole fare luce, come confermato nei giorni scorsi in commissione antimafia dal procuratore capo Colangelo.



Nell'intervista ad Ardituro si ipotizza una sorta di 'trattativa' campana. «Questa pista andrà sicuramente approfondita. D'altronde una lunghissima latitanza è possibile solo se il sistema di protezione è ben collaudato. È rimasto per anni invisibile in un contesto che aveva la necessità di mantenere alcuni equilibri territoriali che solo Zagaria poteva garantire», prosegue il magistrato, che aggiunge: «È una strana vicenda. Due le ipotesi: o la scomparsa si inserisce in un caso di corruzione episodico oppure in uno scenario più ampio di trattativa e promesse di scambio e di tutela del patrimonio accumulato».



Quindi Zagaria godeva di coperture istituzionali? «Non abbiamo altro tipo di evidenze dal punto di vista giudiziario. È vero però che ci sono stati indizi di una presenza dei servizi legata alla vicenda rifiuti e alla latitanza di Zagaria» conclude Ardituro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA