Donna uccisa a Fuorigrotta, i tre: «Volevamo solo andare a prostitute»

Donna uccisa a Fuorigrotta, i tre: «Volevamo solo andare a prostitute»
di Daniela De Crescenzo e Nino Falco
Martedì 12 Maggio 2015, 12:52 - Ultimo agg. 12:59
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Sarebbe stato Antonio Di Perna, 19 anni, dipendente di un azienda di rimmessaggio, ad impugnare il coltello che ha ucciso la giovanissima prostituta Antonia Osaf. Il ragazzo, che aveva passato una notte in discoteca bevendo e sniffando cocaina, non ha potuto rendere dichiarazioni agli inquirenti perché annebbiato dall’alcol e ancora ieri mattina agli avvocati Gennaro Pecoraro e Andrea Imperatore che lo assistono, ha detto di avere difficoltà a ricordare la successione degli eventi pur essendo sicuro di avere avuto con sé l’arma.



Tutti e tre i protagonisti di una notte di bravate e di violenza conclusasi nel sangue, sono stati sottoposti al test per appurare la presenza di alcool e stupefacenti, ma l’esito sembra scontato. Secondo i loro stessi racconti al momento del delitto erano intontiti, fuori controllo. E così tre ragazzi normali, Velluso ha 21 anni è padre di una bambina, Di Perna lavora presso un rimessaggio e Bitonto va ancora a scuola, si sono trasformati nei carnefici di una ragazza che aveva attraversato i confini sperando di fare fortuna e si è ritrovata a fare la prostituta per poi finire ammazzata su una strada di periferia. Come siano andate le cose al pm che segue le indagini, Clelia Mancuso, lo hanno raccontato le immagini della telecamera di sicurezza della pompa di benzina nei cui pressi si è svolto l’omicidio.



Le riprese sono attualmente sotto esame, ma sembra che le immagini mostrino due dei tre giovani che scendono e si avvicinano ad alcune prostitute, mente il terzo, probabilmente Di Perna, resta in auto. A un certo punto si scorge un parapiglia: sembra che le donne si siano rifiutate di accompagnarsi ai ragazzi che sarebbero stati troppo ubriachi. Ed è allora che Antonia, la vittima, interviene mentre Di Perna scende dall’auto, poi torna verso la macchina, la apre e prende qualcosa, probabilmente il coltello. La ragazza cade per terra mentre in due le strappano la borsa: ma le immagini sono poco chiare (si sta lavorando per renderle migliori) e questo particolare non è evidente. Raffaele Velluso e Gennaro Bitonto, infatti, raccontano una versione dei fatti in molti punti contrastanti con quella delle altre testimoni. «Avvocato, ma noi non volevamo fare una rapina, volevamo andare a prostitute. E quella ragazza non l’abbiamo accoltellata: non potevamo mai pensare che andasse a finire così», hanno spiegato ieri mattina a Michele Sanseverino, il legale che li assiste. Velluso e Bitonto hanno detto di essersi incontrati nella serata di venerdì scorso in un bar di Pozzuoli e di aver poi incontrato Di Perna che avrebbe poi chiesto un passaggio per tornare a casa. Poi lo stop in via Terracina e l’omicidio.



Dopo il delitto il gruppo si è nuovamente diviso e Bitonto è tornato a casa mentre Velluso, è andato a dormire da Di Perna. «Non avevamo capito che la ragazza era morta», hanno poi raccontato i due ragazzi. Sarebbero state solo le notizie pubblicate sui siti internet a far comprendere ai tre la gravità dell’accaduto. A quel punto Velluso ha chiamato uno zio, ha avvertito la mamma, Anna, e tutti si sono incontrati in casa della nonna. «Adesso non ti resta che andare dalla polizia e raccontare tutta la verità», ha ingiunto la donna. E così è stato. Nelle stesse ore un’altra madre, quella di Antonio Di Perna, convinceva il proprio figlio a presentarsi ai carabinieri. Poi il racconto e la terribile verità che domenica ha trovato un altro riscontro: gli inquirenti hanno rintracciato il coltello utilizzato per uccidere semi-nascosto dalla vegetazione in un’aiuola su via Cintia, nei pressi di una rotonda, a poche decine di metri dal distributore di carburante dove è avvenuta la tentata rapina. I giovani se ne erano disfatti durante la fuga, lanciandolo nell’erba. Il coltello, sequestrato, è stata affidato agli agenti della Scientifica guidata da Fabiola Manconi che si occuperanno dei rilievi alla ricerca di impronte e tracce biologiche riconducibili ai tre ragazzi fermati e alla vittima per chiarire l’esatta dinamica di una notte da Arancia Meccanica.