Ercolano. Rapinatori uccisi, uno di loro era nella banda di Bacioterracino: «specialisti» con base a Napoli

Ercolano. Rapinatori uccisi, uno di loro era nella banda di Bacioterracino: «specialisti» con base a Napoli
di Nico Falco
Giovedì 8 Ottobre 2015, 09:24 - Ultimo agg. 9 Ottobre, 11:23
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Scippi, rapine, furti. In Campania, ma anche extra regione. C’è questo e altro, nei curricula criminali di Bruno Petrone e Luigi Tedeschi, i due rapinatori uccisi ieri mattina dall’uomo che volevano rapinare.

I loro nomi si ripetono numerose volte nei database della polizia criminale. Petrone, 53enne di Secondigliano, incappò nella giustizia nel 2009, per una tentata a rapina a Casoria con una pistola a salve, e nel 2011, per un reato analogo ma in provincia di Bologna; scavando nel passato, si trovano altri precedenti penali fin dai primi anni novanta.

Più corposo, invece, il profilo criminale di Tedeschi, 51 anni, del Rione Sanità.

Il suo nome compare in un’inchiesta su una banda specializzata in rapine in banca tra Campania e Lazio.

I decreti di fermo, emessi dalla Procura della Repubblica di Napoli, risalgono al 2005. Con Tedeschi, allora 41enne, finirono in manette altre cinque persone. Referente della banda era, secondo gli inquirenti, Mariano Bacioterracino, anch’egli arrestato e finito al centro dei riflettori quattro anni dopo, quando fu ucciso in un agguato camorristico in un bar del Rione Sanità. L’omicidio, hanno riferito diversi collaboratori di giustizia, fu la vendetta per l’assassinio di Gennaro Moccia, avvenuto a metà degli anni ottanta, e per il quale venne accusato, poi assolto, anche Bacioterracino.

VIDEO CHOC: OMICIDIO BACIOTERRACINO

L’uomo, stando a quanto testimoniato dai pentiti, era l’unico “superstite” del commando di morte e il suo omicidio è stato un regolamento di conti deciso con un accordo tra i clan di Secondigliano e alcuni soggetti di Afragola. Il gruppo capeggiato da Mariano Bacioterracino era formato da specialisti nelle rapine, che avevano agito, sempre con lo stesso modus operandi e con ruoli ben definiti, assaltando istituti di credito a Napoli, nel Beneventano e in provincia di Latina. Il sodalizio di Tedeschi con almeno uno dei complici però esisteva già da molti anni prima. Nel dicembre del 1995 i due furono arrestati insieme a una terza persona, con l’accusa di aver rapinato una azienda orafa di Arezzo dopo aver picchiato e imbavagliato i due titolari. Il bottino fu di circa mezzo miliardo di lire in oro e preziosi.

I tre rapinatori nel maggio del 1996, durante la detenzione, furono raggiunti da una ulteriore ordinanza di custodia cautelare, per un episodio del novembre precedente. Secondo le indagini, condotte dalla squadra mobile di Arezzo, il terzetto aveva assaltato un’altra società orafa aretina, riuscendo a rapinare un campionario del valore di duecento milioni di lire. A incastrarli, la pistola che avevano con loro al momento dell’arresto che, come stabilito dalla polizia scientifica, è risultata essere la stessa arma che esplose tre colpi contro il commerciante durante l’episodio di novembre.

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