Vigilante spara alla moglie e si uccide: «Era coperta di sangue e gridava: "Non voglio morire"»

Vigilante spara alla moglie e si uccide: «Era coperta di sangue e gridava: "Non voglio morire"»
di Antonio Cimmino
Sabato 5 Settembre 2015, 09:11 - Ultimo agg. 09:30
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San Giorgio a Cremano. «Le sue urla sono ancora nella nostra mente, l’abbiamo vista correre in cortile tutta coperta di sangue, la prima cosa che ha detto Melina bussando alla porta del piano inferiore è stata, gridando: ”Mio marito mi ha sparato, mio marito mi ha sparato, aiutatemi, non voglio morire”. E subito dopo, poi, ha urlato ”Andate sopra, c’è mio marito morto”». Annunziata, vicina di casa del vigilante suicida, è ancora sotto choc e ripete all’infinito il suo racconto.







La tragedia di Antonio Bani e Carmela Lembo, per tutti Melina, nel giro di poche ore attraversa l’intera città di Troisi. A San Giorgio a Cremano è difficile pensare ad altro in quest’assolato venerdì di settembre. Passando per Piazza Municipio l’attenzione si concentra subito sulla serranda abbassata del negozio di alimentari della famiglia Lembo, divisa in due dal dolore. Percorrendo a piedi il viale che porta al civico 90 di via Gramsci, villa Ummarino, di proprietà della Curia di Napoli, a fare strada è un chiacchiericcio indistinto, a tratti assordante: negozianti, lavoratori ai cantieri aperti, passanti di ritorno dalla spesa della mattina, alla richiesta di indicazioni tutti collegano subito dove si è diretti e, purtroppo, non c’è bisogno di chiedere alcun perché.



Entrando nella cortina residenziale della villa, poi, è il volto attonito dei vicini a farsi avanti, circondato dallo sgomento che trasuda da ogni angolo dell’androne. «Nessuno mai si sarebbe aspettato una cosa simile - fa eco ad Annunziata un’altra vicina raccolta sulle scale e col volto tra le mani - poichè erano una coppia affiatata: Melina e Antonio si amavano». Altrettanto i colleghi di lavoro di lui, che dicono di un Antonio «sempre disponibile, sempre pronto a ricambiare con un sorriso». Un sorriso che tutto sommato si ritrova percorrendo la storyline delle fotografie della famiglia: cerimonie insieme, feste di amici, la laurea del figlio Adriano nel 2013. Insomma, momenti felici, con quell’amore che Melina più volte manifesta per il marito in moltissimi dei post pubblicati sul proprio profilo Facebook.



«Nella vita ho conosciuto solo un uomo che ha saputo rendermi felice: mio marito. Mi ha resa moglie ma soprattutto mamma. Grazie di cuore amore mio»: così recita l’ultimo dei tanti status personali, risalente ad appena mercoledì scorso. E ancora, «mio marito è mio amico, compagno, complice».



Difficile, dunque, passando in rassegna sfoghi personali e fotografie pubblicate da Melina, pensare ad un rapporto conflittuale con il marito che ha cercato di ucciderla col marito. Ma sarà soltanto lei a chiarirlo nei prossimi giorni, quando i medici la dichiareranno fuori pericolo e gli inquirenti potranno farle qualche domanda. Ad oggi, più forte di tutti è l’eco di una tristissima tragedia che nessuno riesce ad accettare e, forse, come spesso accade a Napoli, l’unico modo per lenire il dolore è raccontarlo. «Hai visto che è successo a via Gramsci?»: sono le prime parole che, d’un tratto, rompono il silenzio risalendo da villa Ummarino.