Sarago al sapore di cartone: «Prezzi dimezzati, i ristoranti non lo chiedono più»

Sarago al sapore di cartone: «Prezzi dimezzati, i ristoranti non lo chiedono più»
di ​Pasquale Guardascione
Giovedì 27 Agosto 2015, 09:57
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Pozzuoli. «Quello del sarago verace gommoso o pesce che sa di cartone è un fenomeno che conosciamo da un po’ ma negli ultimi anni si è notevolmente intensificato – spiega Carmine Parascandolo, storico pescatore di Procida -. È un problema che purtroppo nessuno riesce a spiegarlo o sa da cosa dipende così come anche noi che siamo a stretto contatto con il mare ci riusciamo a capire qualcosa. Diciamo che su cento saraghi pescati il 50 presentano questo problema con le carni che una volta cucinate sono ai limiti della masticabilità e perdono così le loro qualità».



«Tutto ciò ha comportato un crollo dei prezzi all’ingrosso, se prima si riusciva a vendere intorno ai 30 euro al chilo adesso parliamo di 15 euro se tutto va bene – continua Parascandolo -. La richiesta è crollata vertiginosamente sia da parte delle strutture ristorative, che spesse volte lo hanno riportato indietro, che sui banchi delle pescherie dove si trova sempre più in piccole quantità. Noi lo peschiamo di solito da marzo a maggio, quando va in amore e si porta fuori dalle tane, e lo troviamo nei pressi della poseidonia vicino agli scogli sui fondali non molto profondi dove spesse volte nel prenderlo rischiamo anche di rompere le nostre reti. Ma al di là del periodo il problema della sua durezza si presenta sempre in qualsiasi mese dell’anno».



Alcuni pescatori avevano immaginato che pescando esemplari più giovani il problema poteva essere superato. Invece no. Insomma per i pescatori è come prendere una scatola chiusa: non si sa il risultato. Ma c’è chi ormai lo ha proprio cancellato dalla propria pesca. «È quasi un anno che non lo peschiamo più questo genere di pesce bianco – afferma Valerio Lanuto, pescatore del porto di Pozzuoli -. In passato il sarago verace aveva un buon mercato sia nei ristoranti che al minuto ma oggi ormai non c’è più una grande richiesta e allora non usciamo più con le nostre barche per pescarlo. È un pesce che si trova molto dalle acque di Capo Miseno, lungo il canale di Procida e fino a Castelvolturno. Il suo peso può variare dai cinquecento grammi fino ad un massimo di due chili: se prima, poi, riuscivamo a prenderne anche 60 chili al giorno adesso se ne pescano molto di meno». Un fenomeno che ha avuto inizio in Spagna e nel sud del Mediterraneo nel 2004 raggiungendo.







«Oggi se ne pescano al massimo cento chili a settimana ma oltre alla questione della gommosità c’è anche un impoverimento della specie nelle acque del golfo di Napoli – dice Fulvio Giugliano, delegato di Federpesca Campania -. Il fatto strano, poi, è che i grossisti, ad esempio, del mercato ittico di via Fasano a Pozzuoli, sono costretti a importare il sarago verace dal basso Lazio, da Terracina a Sperlonga, dove la specie non presenta questa problematica. Nell’ultimo anno, la cosa ha assunto dimensioni più vaste e ciò ha comportato un deprezzamento e il crollo delle vendite. Non ci riusciamo a spiegare il motivo perché succeda: c’è chi dice che forse è dovuto all’inquinamento chi al maggior riscaldamento delle acque. Ma nessuno però ha ancora capito a cosa possa essere riferito tale fenomeno».
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