Scontri allo stadio San Paolo, prova di forza della camorra

Scontri allo stadio San Paolo, prova di forza della camorra
di ​Giuseppe Crimaldi
Martedì 1 Settembre 2015, 08:51 - Ultimo agg. 2 Settembre, 08:17
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Riflessi di camorra in uno stadio. Ombre nere che allungano gli spettri della faida di Forcella sugli spalti del San Paolo. Due gruppi di ultrà si incrociano e si fronteggiano, dalle provocazioni si arriva alle mani e alla fine spuntano anche i coltelli. Ma il calcio non c'entra (e se fosse così sarebbe comunque già grave): perché a Napoli - nelle curve - può accadere anche l'inimmaginabile, e cioè che due fazioni ufficialmente radunate per tifare assieme si ritrovino nemiche, in nome dell'appartenenza a ben altra fede, quella giurata ad altrettanti clan in lotta tra loro. Il racconto dell'ultima follia maturata allo stadio San Paolo è già oggetto di un'informativa che sta per essere trasmessa in Procura.

Accade tutto in una notte, quella di domenica scorsa a Fuorigrotta. Presto gli atti finiranno sulla scrivania del coordinatore della Direzione distrettuale antimafia, il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.

Indagini avviate dalla Digos della Questura, alle quali si affiancheranno anche quelle della Squadra mobile. Con buona pace di chi crede ancora nello sport, di chi paga il biglietto per seguire la squadra del cuore e per quanti - e sono tanti, a cominciare dai padri con figli al seguito - hanno pagato un abbonamento immaginando e illudendosi di vivere in una città normale. Ecco i fatti. Domenica sera, stadio San Paolo: manca poco al fischio d'inizio di Napoli-Sampdoria ma in Curva A (il settore da sempre più attenzionato dalle forze dell'ordine) scoccano già le prime scintille. La «geografia» del tifo ultrà che anima la passione calcistica dei duri e puri è purtroppo rimasta sempre la stessa, rappresentata da sigle spesso tristemente note per essere state associate a inchieste giudiziarie sulla infiltrazione di camorristi all'interno dei gruppi organizzati. E tuttavia oggi qualcosa è cambiato.

A innalzare un'invisibile barriera di odio c'è la guerra in atto nel centro storico di Napoli, dove ancora si fronteggiano ciò che resta del gruppo Sibillo-Giuliano-Brunetti-Amirante e gli uomini che non hanno tradito i Mazzarella. Fianco a fianco al San Paolo si ritrovano così - inaspettatamente e uniti sotto le insegne azzurre - esponenti legati ai gruppi malavitosi del Rione Sanità e ultrà del gruppo dei Mastiffs, nucleo storico degli hooligans partenopei che provengono da Forcella. Alle vecchie ruggini si aggiunge il sangue versato negli ultimi tre mesi nel centro storico.

E così i Mastiffs - tra loro ci sono anche semplici tifosi, persone perbene e incensurate - vengono identificati come gli uomini del clan Sibillo, oggi in rotta dopo l'uccisione del baby boss Emanuele Sibillo, assassinato il due luglio in via Oronzio Costa. Intorno alla metà del primo tempo dagli insulti si passa così alle vie di fatto: «Ve ne dovete andare via da qua»: questo è il messaggio lanciato da due pregiudicati che sarebbero legati al clan Sequino-Esposito verso il settore occupato dai tifosi un tempo capeggiati da Gennaro De Tommaso, meglio noto come Genny 'a carogna (oggi detenuto), il protagonista della «trattativa» dell'Olimpico dopo i tragici fatti di Tor di Quinto, culminati nella morte del povero Ciro Esposito.

Il gruppo di tifosi tenta una resistenza, e a quel punto le fila degli aggressori si gonfia minacciosamente. In pochi minuti è il parapiglia: e così, mentre Gonzalo Higuain trascina lo stadio con il suo primo gol si scatena un corpo a corpo in Curva A. Dura meno di un minuto, perché - stando anche ad una testimonianza raccolta dal nostro giornale - nella rissa spuntano le lame di alcuni coltelli che colpiscono di striscio ad un braccio un tifoso e inducono decine di altri giovani venuti allo stadio dalla zona di Forcella ad abbandonare gli spalti.

«Una scena incredibile - racconta un testimone oculare - Siamo stati accerchiati, insultati, ci sputavano addosso minacciandoci di andare via dalla Curva. Ho visto la morte con gli occhi e alla fine ho deciso di uscirmene». E non è finita. Dai settori del tifo organizzato del San Paolo domenica sera è stato lanciato un altro messaggio dal chiaro sapore intimidatorio anche al presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis: «Farai la fine di Ferlaino», c'era scritto su un mega-striscione innalzato da decine di pseudo-tifosi.

Chiaro il riferimento ai raid incendiari posti in essere contro l'abitazione dell'ex patron della squadra azzurra. La Digos ha già acquisito le immagini di tutti questi episodi grazie al sistema di videosorveglianza interno al San Paolo. E presto al primo tifoso già fermato e identificato domenica sera dopo gli scontri tra i due gruppi in curva potrebbero aggiungersi molti altri nomi.

A tirare le somme del tutto saranno i pubblici ministeri del pool Reati da stadio coordinato dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli insieme con i colleghi della Direzione distrettuale antimafia. Un fatto è certo: al San Paolo si respira una pessima aria.