Scuola. Genitori alla guerra della mensa: «Cibo gettato via, menù da rivedere»

di Maria Pirro
Mercoledì 20 Agosto 2014, 10:02
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Spinaci lessi o prodotti surgelati. Ma anche spuntini fuori orario. Sono i cibi che mangiano bambini e ragazzi nelle scuole a scatenare la «guerra del menu»: non a tavola, ma a Palazzo San Giacomo. Dalla preparazione dei piatti alle certificazioni di qualità: l'offensiva dei genitori in vista dell'inizio delle lezioni. E la battaglia per ritoccare alimenti e abitudini culmina nella presentazione di un'interrogazione urgente, con risposta in Consiglio comunale, presentata dal gruppo Ricostruzione democratica. Da mesi un comitato promosso da mamme e papà, sostenuto da esperti del settore e riunito sotto la sigla “Ripensa la mensa”, è impegnato in un confronto con l'amministrazione, le imprese appaltatrici e gli altri enti coinvolti nella refezione. Un'analisi avviata anche attraverso un'indagine sul campo, che ha portato a un lungo elenco di rilievi per migliorare il servizio.



Carne rossa

Anzitutto, occhio alla dieta. Al sindaco è chiesto di eliminare il consumo di queste proteine alla mensa. «Da limitare i salumi, privilegiare pietanze a base di pesce servendole non una ma due-tre volte a settimana, da aumentare i piatti a base di legumi da una a due volte, sostituendoli alla pasta asciutta, prevista due volte».



Bio, doc, igp

Sollecitato l'incremento di prodotti biologici (la quota al momento è fissata al 40%), prevedendoli per carne, uova e legumi. Caldeggiata l'introduzione di una quota di prodotti dop e igp, ad esempio per olio e pasta, da specificare nel menu giornaliero.



Cibi precotti

Quanto al pesce la richiesta è che sia «il più possibile non precotto e non rilavorato industrialmente». Da ridurre «la percentuale di scatolame, precotto e congelato a vantaggio del fresco, rispettando la stagionalità dei prodotti».



Scarti e tracciabilità

Dice la consigliera comunale Simona Molisso: «Occorre migliorare anche la preparazione e presentazione dei piatti per renderli appetibili e per abbattere il numero di scarti che in molti contesti si avvicina all'inaccettabile cifra del 50%. Cibo buttato, un vero spreco. E poi, bisogna puntare sulla tracciabilità degli alimenti, ad esempio, frutta e verdura, oltre che carne e uova come già prescritto». Un impegno possibile è favorire negli appalti la “filiera corta” anche per promuovere la salvaguardia dell'ambiente e il sostegno dell'economia locale.



Controlli e ispezioni

In più, le famiglie caldeggiano un provvedimento per rendere «liberamente consultabile» la documentazione relativa a fornitori, analisi e certificazioni, soprattutto su particolari contaminanti. E chiedono «l'istituzione di un servizio ispettivo per la refezione scolastica dotato di appositi protocolli di intervento e schede di rilevazione». Controlli da affiancare a una Commissione mensa comunale composta da educatori e genitori che possa interloquire con costanza con il Comune, con la Asl e con i fornitori. Il motivo è chiaro. Un esempio su tutti riguarda i livelli di assunzione raccomandati di nutrienti, alla base delle tabelle dietetiche dell'Asl. «Prevedono il consumo di tre porzioni di frutta al giorno» spiega Molisso. «Ebbene, nella maggior parte delle scuole di Napoli, dove si attua il tempo pieno non vie è alcun tipo di verifica di questa fondamentale indicazione dietetica. Anzi, l'esperienza mostra che sia prevalente il consumo di prodotti industriali come merenda sia al mattino sia al pomeriggio. E la Campania ha il record di bimbi obesi».