La scuola ha molti, grandi problemi, ma uno più grande degli altri: i ragazzi che perde. Perché non riescono a stare tra i banchi, fanno fatica a studiare. Bisognosi come sono di cure speciali. A giudicare dai dati elaborati dalle associazioni il problema è destinato ad allargarsi, con l'aumentare delle diagnosi di patologie gravi, come l'autismo e non solo. Già oggi un alunno disabile su quattro soffre di qualche forma di mancata assistenza: ci sono addirittura genitori che non li mandano in classe, a causa delle carenze nei servizi. Mentre i genitori dei loro compagni chiedono di cambiare sezione, quando arrivano “loro”, per effetto di paure istintive, motivi di opportunità e pregiudizi difficili da scardinare. Lo dimostra la vicenda della bambina malata di Aids, che ha iniziato le lezioni con 60 giorni di ritardo. «Ma nostra figlia è rimasta a casa per due anni, e questa storia non ha ancora un lieto fine», raccontano Giusi e Antonio Ciarlone, a due passi dall'istituto in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inaugurato l'anno scolastico.
In provincia di Napoli, nel plesso elementare De Filippo di Brusciano, si contano quattro bambini disabili nella stessa classe, con un solo docente di sostegno a tempo pieno e un altro per 12 ore a settimana. «C'è talmente tanta confusione in aula che i nostri bimbi tornano a casa dicendo di avere mal di testa o di non essere riusciti ad annotare nemmeno l'assegno», raccontano in coro le mamme degli alunni.
Lo scrittore Daniel Pennac, per 30 anni maestro nelle banlieue di Parigi, avvisa: è sbagliato isolarli, la diversità fa parte della vita.