Quarto. Testimone fa arrestare il boss e gli emissari: «Voleva la mia casa»

Quarto. Testimone fa arrestare il boss e gli emissari: «Voleva la mia casa»
di Alessandro Napolitano
Martedì 13 Ottobre 2015, 10:51
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QUARTO. «Non è stato per nulla facile, ma ora finalmente mi sento sollevato». A parlare è Gino (nome di fantasia) poco dopo aver testimoniato al processo che vede alla sbarra chi avrebbe preteso soldi per lasciarlo nella sua abitazione. Se non avesse pagato, avrebbe dovuto lasciare l'alloggio popolare che il Comune gli aveva assegnato. Una vera e propria richiesta estorsiva che sarebbe poi stata ulteriormente aggravata dall'entrata in scena di uno personaggio di spicco del clan Longobardi-Beneduce: Nicola Palumbo detto «faccia abbuffata».

Da anni al vertice nell'ala quartese dell'organizzazione, più nota come «Quelli del Bivio», il 50enne Nicola Palumbo, assieme a suo nipote Giuliano Palumbo di 32 anni (entrambi detenuti nel carcere di Secondigliano) sono in attesa della sentenza che domani mattina il gup della 45esima Sezione penale del Tribunale di Napoli emetterà al termine del processo con rito abbreviato. Ieri mattina, alla Nona sezione collegio C (presidente Miraglia Del Giudice) si è invece svolta l'udienza nel processo con rito ordinario che vede imputato l'uomo che avrebbe preteso l'appartamento se la vittima non avesse pagato, Antonio Fruttaldo di 52 anni, attualmente ai domiciliari.



Gino, al processo, ha confermato per intero la sua ricostruzione dei fatti al pubblico ministero Gloria Sanseverino. «Ti sembra giusta la cattiveria che hai fatto ad Antonio – avrebbe detto Palumbo alla vittima convocata in un cantiere della famiglia Fruttaldo – lo sai che Antonio è mio cugino? Comunque devi prenderti un impegno di consegnare 10mila euro ad Antonio per la casa. Altrimenti o gli dai i soldi o te ne vai».



Era il luglio del 2014 e da quel giorno si sarebbero ripetute più volte le minacce. Citofonate quando in casa c'era solo la moglie o la figlia, appostamenti a sorpresa nei pressi dell'abitazione. Una richiesta impossibile da soddisfare per Gino. Le sue possibilità economiche non gli avrebbero permesso di trovare quella somma e la paura di dover lasciare la casa aumentava ogni giorno di più.



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